Ad oggi considerato uno dei più importanti scrittori italiani, reso famoso in tutto il mondo dal suo romanzo “I promessi sposi”, Alessandro Manzoni diviene caposaldo della nostra letteratura grazie ad esso, conquistando così generazioni e generazioni lettori.

Manzoni, nipote di Cesare Beccaria, il noto autore de “Dei delitti e delle pene”, nasce a Milano nel 1785; i primi anni di vita trascorrono sereni in contesti familiari rustici, fino a quando i genitori non si separano e il giovane Alessandro viene educato in collegi religiosi; unica consolazione di questi anni diventa la letteratura. Un momento di fondamentale importanza fu la visita di Monti, considerato il poeta più importante allora in vita.

La prima composizione risale al 1801, quando si dedica all’opera “Del trionfo della libertà”. Le influenze maggiori sono Virgilio e Orazio, ma anche Dante e Petrarca; sono state ritrovate anche alcune traduzioni del Manzoni del libro quinto dell’Eneide virgiliana e della Satira terza di Orazio. La giovinezza trascorre tra divertimenti e gioco d’azzardo, in contesti aristocratici ed immersi in idee illuministiche, fin quando Monti stesso non lo rimproverò, convincendolo ad abbandonare questo tipo di vita.

Per qualche tempo, ancora vent’enne, soggiornò a Parigi insieme alla madre, Giulia Beccaria, dove entrò in contatto con la cultura classica francese; Giulia era alla ricerca di una moglie per il figlio e in Francia conobbe la famiglia Blondel e, qualche mese dopo, la figlia sedicenne Enrichetta Blondel e Manzoni si innamorarono e sposarono: il matrimonio fu felice e diedero alla luce 10 figli.

Tra il 1812 e il 1827 Manzoni si dedicò alla stesura della maggior parte delle sue opere, tanto che questo periodo viene definito “quindicennio creativo”: i generi letterari affrontati sono molteplici, dalla poesia sacra alle tragedie, dai saggi filosofici alla poesia civile, fino ad arrivare a comporre il primo grande romanzo della nostra letteratura.

Non rivangare quello che non può servire ad altro che a inquietarti inutilmente.

Ormai convertitosi al cattolicesimo, un’opera fondamentale di divulgazione della sua nuova fede sono gli “Inni sacri”: il progetto, molto più ampio, racchiuse solo cinque poesie (La Risurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La Pentecoste). Di notevole importanza fu l’impronta lasciata dal Manzoni nel teatro italiano: secondo i suoi scritti teorici, infatti, la finalità del dramma non è quella di descrivere il verosimile e i sentimenti dei protagonisti. Le due opere più importanti in questo senso furono l’“Adelchi” e “Il Conte di Carmagnola”, quest’ultimo interrotto perché iniziò a dedicarsi alle “Osservazioni sulla morale cattolica”.

Ora sapete come è l’aspettativa: immaginosa, credula, sicura; alla prova poi, difficile, schizzinosa: non trova mai tanto che le basti, perché, in sostanza, non sapeva quello che si volesse.

Il suo celebre romanzo inizia ad essere elaborato nel 1821: “Fermo e Lucia” percorre un lungo cammino fatto di correzioni e rivisitazioni, conoscendo più stesure; in particolare, il cambiamento più travagliato fu quello della lingua: dapprima era stata utilizzata una lingua artificiosa, letteraria, ben lontana da quella del grande pubblico a cui voleva tendere; successivamente la lingua adottata fu il toscano colloquiale. La versione definitiva dell’opera venne pubblicata nel 1840.

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

A partire dagli anni trenta, però, la vita del Manzoni cominciò a tormentarlo: numerosi lutti colpirono la sua famiglia, partendo dalla moglie, seguita da alcuni figli e dalla madre Giulia Beccaria. Già colpito da disturbi psichici, nel 1858 si ammalò, e la morte, causata da una meningite dopo un trauma cranico a seguito di una caduta, lo colse nel 1873.

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