Andrea Camilleri è uno scrittore italiano, celebre anche come sceneggiatore, regista e docente di regia all’Accademia nazionale d’arte drammatica.

 

L’artista è colui che ha una costante percezione alterata della realtà.

 

Andrea Camilleri nasce nel 1925 a Porto Empedocle, unico figlio di Carmelina Fragapane e di Giuseppe Camilleri; trascorre parte della sua vita tra la Sicilia e Roma, nonostante dal 2014 sia stato nominato cittadino onorario di Bagnolo, in Toscana, dove trascorre alcuni mesi ogni anno.

Dopo aver trascorso un breve periodo in un collegio di vescovi, dal quale viene espulso dopo aver lanciato uova contro un crocifisso, continua i propri studi al Liceo Classico Empedocle di Agrigento, senza mai sostenere gli esami, ma raggiungendo comunque l’attestato di maturità in vista dello sbarco in Sicilia delle forze alleate e dei possibili bombardamenti.

Dopo qualche spostamenti per tutta la Sicilia, sosta a Enna per due anni, vivendo in condizioni abbastanza misere; qui comincia ad avvicinarsi al mondo letterario, frequentando la Biblioteca Comunale e conoscendo alcune personalità come lo scrittore Franco Cannarozzo (Franco Enna).

 

“…Ed io, proprio in quelle due stanzette, credo di essermi formato come scrittore.”

 

Nel 1942 inizia a lavorare come regista teatrale e come sceneggiatore, il primo a portare in Italia Beckett; si iscrive anche all’università di Lettere e Filosofia, ma non consegue la laurea. In questi anni inizia a comporre racconti e poesie, pubblicati su riviste come “L’Italia socialista” e “L’Ora di Palermo”.

 

Tra siciliani, un vero amico non deve chiedere all’altro una qualche cosa, perché non c’è bisogno, in quanto sarà preceduto dall’offerta dell’amico, che ha intuito la domanda che sarebbe arrivata.

 

È nel periodo vissuto a Enna che partecipa a concorsi letterari e, nel 1947, vince il Premio Firenze grazie ad alcune sue poesie. Nel 1949 viene ammesso all’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico dove studia regia. Partecipa perfino ad un concorso per funzionari RAI, ma verrà assunto solo qualche anno dopo. Prosegue nel frattempo con la sua carriera in qualità di docente, insegnando sia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma che all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico.

 

Bisogna guardare la tv portandosi appresso un paracqua ideale che permetta al nostro cervello di restare asciutto e lucido, di non inzupparsi di tutte le informazioni distorte, contraffatte, alterate, finalizzate che ci vengono propinate.

 

Il suo esordio narrativo risale al 1978 con l’opera “Il corso delle cose”, rimasta per lo più sconosciuta al grande pubblico. Inizia quindi una serie di romanzi, il primo dei quali intitolato “Un filo di fumo”, ambientati nella Sicilia di fine Ottocento.

Dopo ben 12 anni di pausa dalla scrittura, ritorna con “La stagione della caccia”, seguito da numerosi romanzi, tra i quali “La forma dell’acqua”, il primo libro in cui compare il commissario Montalbano. È con “Il birraio di Preston” che ottiene un buon riconoscimento presso i lettori, diventando un autore di riferimento, tradotto in 120 lingue, anche grazie al successo della serie televisiva su Montalbano.

 

La percezione del tempo, soprattutto in certe situazioni di forte emotività, subisce delle notevoli alterazioni, ore trascorrono in un lampo e pochi minuti durano un’eternità.

 

Da questo momento in poi i romanzi pubblicati e i premi ottenuti si susseguono uno dopo l’altro; tra questi, oltre a quelli ispirati alla figura del suo commissario, figurano alcuni romanzi dedicata ai grandi pittori come “Il colore del sole” (Caravaggio), il romanzo di atmosfere pirandelliane “La tripla vita di Michele Sparacino”, “Il nipote del Negus” e il thriller di ambientazione milanese “L’intermittenza”.

Concludendo il suo centesimo libro, “L’altro capo del filo”, ammette, a causa dei suoi 91 anni, di aver dovuto dettare la storia alla sua assistente Valentina Alferj.

I romanzi di Montalbano hanno trovato la loro degna conclusione nel 2006, quando Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio l’ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte.

 

“Ho scritto la fine dieci anni fa… ho trovato la soluzione che mi piaceva e l’ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l’Alzheimer. Ecco, temendo l’Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell’editore… È semplicemente conservato in un cassetto.”

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