Giuseppe Ungaretti è stato un poeta, scrittore e accademico italiano.

 

Io personalmente sono un uomo, sono un poeta, quindi incomincio a trasgredire tutte le leggi facendo della poesia.

 

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888 da genitori di origini italiane; il padre, morto quando il bambino aveva soli due anni, lascia la madre sola ad occuparsi della sua crescita; riesce però a mandarlo ad una delle scuole più prestigiose della città, la scuola svizzera École Suisse Jacot.

È durante questo periodo scolastico che emerge la sua passione letteraria; si trasferisce quindi a Parigi per frequentare l’università; qui conosce moltissimi intellettuali e scrittori, come Guillaume Apollinaire, Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e Georges Braque.

 

Ogni uomo è fatto in un modo diverso, dico nella sua struttura fisica. È fatto in un modo diverso anche nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali. Tutti gli uomini sono, in un certo senso, in contrasto con la natura.

 

Allo scoppio della prima guerra mondiale decise di partire come volontario; in questi mesi tiene con sé un taccuino su cui annota alcuni versi, raccolta poi sotto il nome di “Il porto sepolto”. Al termine della guerra, rimase a Parigi dove lavora come corrispondente del giornale “Il Popolo d’Italia” e, successivamente, come impiegato all’ufficio stampa dell’ambasciata italiana.

 

L’uomo, monotono universo,

crede allargarsi i beni

e dalle sue mani febbrili

non escono senza fine che limiti.

 

Nel 1919 viene pubblicata la raccolta in francese “La guerre – Une poésie”, inclusa nella sua seconda raccolta “Allegria di naufragi”, dove narra l’atrocità della morte nella guerra. Trasferitosi a Roma con la moglie, inizia a lavorare all’Ufficio stampa del Ministero degli Esteri; nel 1925 aderisce al movimento fascista, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti.

Continua a collaborare con svariate riviste e quotidiani, come “La Gazzetta del Popolo”, per il quale si reca in Egitto, in Corsica, nei Paesi Bassi e nell’Italia Meridionale, raccogliendo alla fine tutte le esperienze di viaggio nella raccolta “Il povero nella città”. Pubblica intanto l’opera “Sentimento del Tempo”.

Offertagli la cattedra di letteratura italiana presso l’Università di San Paolo del Brasile, Ungaretti ivi si trasferisce con tutta la sua famiglia; qui il figlio Antonietto, a soli nove anni, muore a causa di un’appendicite mal curata; l’evento farà sprofondare il poeta nella depressione più profonda, sentimento che ritroviamo nella raccolta “Il Dolore”.

 

Disperazione che incessante aumenta

la vita non mi è più,

arrestata in fondo alla gola,

che una roccia di gridi.

 

Tornato in Italia, viene nominato professore di letteratura moderna e contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma; a seguito della caduta del regime fascista, viene però sospeso dall’insegnamento fino a quando il nuovo Ministro dell’Istruzione Guido Gonella reintegrò definitivamente il poeta come docente.

 

Scompare a poco a poco, amore, il sole

ora che sopraggiunge lunga sera.

Con uguale lentezza dello strazio

farsi lontana vidi la tua luce

per un non breve nostro separarci.

 

Dal 1942 Mondadori inizia a pubblicare la sua opera omnia, intitolata “Vita di un uomo”. Grazie alle sue letture tratte dall’Odissea omerica in televisione, Ungaretti ottiene un notevole successo. L’ultimo giorno dell’anno 1969 scrive il suo ultimo componimento “L’Impietrito e il Velluto”.

Ungaretti muore a Milano, a causa di una broncopolmonite, nel 1970.

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