Io non sapevo cosa frate Guglielmo cercasse, e a dire il vero non lo so ancor oggi, e presumo non lo sapesse neppure lui, mosso com’era dall’unico desiderio della verità e dal sospetto che la verità non fosse quella che gli appariva nel momento presente.

 

 

Inizia così la ricostruzione delle vicende a cui, nel 1327, assistono il frate francescano Guglielmo da Baskerville e il suo allievo Adso da Melk: diretti in un monastero benedettino per partecipare al congresso che si terrà di lì a qualche giorno, i due vengono coinvolti dall’abate nelle indagini sulla morte del confratello Adelmo, attribuibile, secondo i monaci, a cause soprannaturali legate alla venuta dell’Anticristo.

 

 

Guglielmo viene dunque incaricato, grazie alle sue doti di osservazione e logica, a far luce sugli accadimenti che hanno scosso la vita tranquilla del monastero, prima che la delegazione papale arrivi e attribuisca all’abate la colpa di quella morte.

In una cupa e sospettosa atmosfera, Guglielmo e Adso iniziano a ricomporre i tasselli del puzzle, individuando nei segreti celati dalla biblioteca e dalla scriptorium il fulcro da cui tutto ha avuto inizio e, nonostante i loro sforzi, gli omicidi iniziano a susseguirsi l’uno dopo l’altro, rispecchiando in modo inquietante le sette trombe dell’Apocalisse.

 

Sino ad allora avevo pensato che ogni libro parlasse delle cose che stanno fuori dai libri. Ora mi avvedevo che non di rado i libri parlano di libri, ovvero è come se si parlassero fra loro. La biblioteca mi parve ancora più inquietante. Era dunque il luogo di un lungo e secolare sussurro, di un dialogo impercettibile tra pergamena e pergamena, una cosa viva, tesoro di segreti emanati da tante menti, e sopravvissuti alla morte di coloro che li avevano prodotti, o se ne erano fatti tramite.

 

Con un’abile intuizione, Guglielmo si rende conto che il collegamento fra le morti risiede in un libro e, superando il timore generato dalle inquietanti dicerie che circolano sulla biblioteca, lui e Adso riescono ad addentrarsi e a ricostruire, con un particolare filo di Arianna fatto di lettere, l’intricato labirinto che conduce alla verità.

 

“Noi viviamo per i libri. Dolce missione in questo mondo dominato dal disordine e dalla decadenza.”

 

Arrivata la delegazione avignonese, l’inquisitore Bernardo Gui fa ricadere la colpa degli omicidi su alcuni confratelli appartenenti in passato alla setta dei dolciniani, perseguitati dalla Chiesa, pensando di aver posto fine a quegli eventi drammatici, a suo avviso istigati da Satana in persona.

 

“L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio o della verità. Temi i profeti e coloro disposti a morire per la verità, che di solito fan morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro. […] L’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.

 

Guglielmo però continua le indagini e, mentre le morti continuano a decimare uno dopo l’altro i monaci, finalmente il quadro si fa chiaro, la verità e le motivazioni vengono svelati, e il vero responsabile degli eventi viene scoperto, ma ad un caro prezzo: prima di togliersi la vita, un terribile incendio inghiotte l’intero sapere custodito nella biblioteca, tutti i tesori della Chiesa e l’abbazia intera.

 

Non mi stupivo che il mistero dei delitti ruotasse intorno alla biblioteca. Per questi uomini votati alla scrittura la biblioteca era al tempo stesso la Gerusalemme celeste e un mondo sotterraneo al confine tra la terra incognita e gli inferi. Essi erano dominati dalla biblioteca, dalle sue promesse e dai suoi interdetti. Vivevano con essa, per essa e forse contro di essa, sperando colpevolmente di violarne un giorno tutti i segreti. Perché non avrebbero dovuto rischiare la morte per soddisfare una curiosità della loro mente, o uccidere per impedire che qualcuno si appropriasse di un loro segreto geloso?

 

Anni dopo sarà Adso, tornato da quelle parti ormai anziano, ad ammirare la desolazione di ciò che fu.

 

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

 

 

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