Francis Scott Fitzgerald nasce nel 1896 nel Middle West; il padre non sempre riesce a provvedere economicamente alla famiglia, aspetto che sarà sempre un punto cruciale nella vita del figlio: egli, infatti, rispetta gli insegnamenti del padre (onore e coraggio), ma guarda con ammirazione i nonni materni, ricchi commercianti capaci di conquistarsi il successo.

La ricchezza è diversa da voi e da me: ha subito posseduto, subito goduto, e questo produce un effetto speciale.

 

Sin da piccolo cominciano i primi spostamenti: la famiglia, infatti, si sposta a Buffalo, dove il padre riesce a trovare un lavoro come rappresentante; qui frequenta le scuole elementari, ma ben presto ritornano al paese d’origine, dove verranno mantenuti dalla nonna materna, ormai vedova. Intanto comincia a coltivare la grande passione per la scrittura: tiene infatti un diario e scrive per una rivista studentesca.

 

Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”. Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo. Perciò ho la tendenza a evitare ogni giudizio, una abitudine che oltre a rivelarmi molti caratteri strani mi ha anche reso vittima di non pochi scocciatori inveterati.

La sua prima opera ad essere pubblicata è il racconto poliziesco intitolato Il mistero di Raymond Mortage. Continua poi a scrivere poesie e brevi racconti che escono sul Newman News. Intraprende anche la strada del teatro, riuscendo a mettere in scena, da regista, l’opera intitolata “L’ombra catturata”.

Riesce poi a convincere i genitori ad iscriverlo all’università di Princeton, la più prestigiosa dell’epoca, dove trascorre mesi spensierati tra feste e sport; qui legge molto, approfondisce il suo stile e conosce moltissime personalità intellettuali fondamentali per la sua formazione. In questi mesi inizia a scrivere i capitoli del suo primo romanzo, Di qua dal paradiso.

 

Ma in Gatsby c’era stato un cambiamento semplicemente sconcertante: splendeva, né più né meno: senza una parola né un gesto di trionfo, un benessere nuovo emanava da lui riempiendo la stanza.

 

Nell’Ottobre del 1917 la sua richiesta di arruolamento viene accettata e viene inviato nel campo di addestramento in Kansas, dove per lunghi mesi rimarrà inattivo, approfittandone per rivedere e correggere i suoi scritti. Trasferito in Alabama, durante una festa di un country club, conobbe Zelda Sayre, di cui si innamorò perdutamente; ella, però, non accettando un fidanzamento con un uomo senza soldi, lo lasciò dopo qualche tempo e Fitzgerald sprofondò nel dolore e nella misera.

Nel 1920, finalmente, viene pubblicato Di qua dal paradiso, il quale ottenne un enorme successo, trasformando lo scrittore nel nuovo simbolo dell’età del jazz. Solo a questo punto Zelda accetta di sposarlo: i due trascorrono la propria vita tra feste e viaggi, specialmente in Europa (Inghilterra, Francia, Italia…).

Le pubblicazioni si susseguono una dopo l’altra e finalmente, nel 1925, viene pubblicato Il grande Gatsby. Gli anni seguenti, però, cominciano ad acuirsi i problemi di salute di Zelda, malata di schizofrenia, il crac in borsa inizia il periodo della grande depressione, e Fitzgerald non riesce a gestire le sue crisi, trascorrendo lunghi periodi semialcolizzato.

C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

Fitzgerald muore nel 1940, a seguito di due attacchi di cuore.

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