James Augustine Aloysius Joyce è stato un famosissimo scrittore e poeta di origini irlandesi, caposaldo della letteratura del XX secolo.

 

Attendeva paziente, quasi allegra, senza nessuna ansia, mentre i ricordi cedevano il posto a speranze e progetti. Speranze e progetti talmente complessi che non vedeva nemmeno più i cuscini bianchi su cui fissava lo sguardo, né si ricordava di cosa fosse in attesa.

 

James Joyce nasce nel 1882 a Dublino, maggiore di ben dieci fratelli; a soli 9 anni compone la sua prima opera, un pamphlet contro Timothy Healy, un politico del periodo accusato di aver abbandonato il capo del partito autonomista, allontanando così i sogni di indipendenza irlandese. Dopo aver frequentato per qualche tempo il Clongowes Wood College, Joyce è costretto, a causa di problemi economici, a proseguire gli studi a casa fino a quando, grazie agli ottimi risultati, il Belvedere College gli permette di studiar gratuitamente.

 

Nella realtà le avventure non capitano a chi se ne sta a casa: bisogna andarsele a cercare fuori.

 

Iscrittosi all’Università di Dublino, studia lingue moderne; comincia a tradurre alcune opere del tedesco Gerhart Hauptmann, sperando che esse vengano rappresentate, ma a seguito di un rifiuto si lancia nella composizione di un altro pamphlet polemico contro la cultura della sua Irlanda.

 

La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.

 

Conseguita la laurea, si iscrive alla Sorbona di Parigi; poco dopo la madre, colpita da tumore, muore; Joyce continua ad impegnarsi attivamente nella scrittura, pubblicando articoli per il Daily Express e la raccolta di poesie “The Holy Office”. In quello stesso periodo conosce Nora Barnacle, che diventerà la sua compagna.

 

L’arte è la disposizione che l’uomo dà alla materia sensibile o intelligibile per un fine estetico.

 

Dopo essere stato coinvolto in una rissa, insieme alla moglie decide di allontanarsi dall’Irlanda. Trasferitosi dapprima a Zurigo e poi a Trieste, riesce a trovare un posto nella base navale di Pola, dove inizia la sua carriera di insegnante. Nel frattempo nasce il primogenito Giorgio. Iniziano anche i primi problemi di salute che lo debilitano molto.

 

Osservò la scena e pensò alla vita – e come regolarmente gli succedeva quando pensava alla vita, diventò malinconico. Una tristezza dolce discese in lui. Sentì quanto era vano lottare contro la sorte – era questa la saggezza che i secoli gli avevano tramandato.

 

Una delle sue opere più importanti, “Gente di Dublino”, una raccolta di racconti composti nell’arco degli anni, viene pubblicata nel 1914. Senza dubbio però l’opera che lo ha reso famoso è l’ “Ulisse”, del quale vengono pubblicati alcuni capitoli sulla rivista Little review nel 1920, pubblicato finalmente nel 1922.

 

Ulisse va visto come l’ultimo dei capolavori della narrativa ottocentesca, e il primo di quelli del nostro secolo. Anche in questa ambivalenza si rivela il suo carattere di opera eccezionale. (Edoardo Sanguineti)

 

Compone anche “Finnegans Wake”, che però non ottiene critiche positive. Nel frattempo la sua depressione, di cui soffriva da molto tempo, diviene sempre più profonda. Nel 1940 viene ricoverato per un’ulcera e, entrato in coma, muore poco dopo a Zurigo.

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