Sei una persona ansiosa? Continui a chiederti perché il capo ha dato quell’incarico al tuo collega e non a te? Continui a pensare al ragazzo che frequenti domandandoti con chi sia, cosa faccia e se sia veramente sincero con te? Continui a rimuginare su quel piccolo fatto accaduto una settimana fa, ma che non ti lascia dormire la notte?

Bene, questo libro fa al caso tuo!

 

Il pensiero è come il coltello: ti ci puoi imburrare il pane oppure tagliartici la gola.

 

 

 

La nostra mente è senza dubbio l’arma più potente che possediamo e ha anche le sue utilissime funzioni: il pensiero, infatti, serve a contenere la tensione che quotidianamente pervade la nostra vita, aiutandoci a mettere in atto determinati atteggiamenti e strategie in grado di risolvere problemi.

Il più delle volte, però, questo non accade: il cervello comincia a mettere in moto il vortice di idee, ma spesso esse non vengono seguite dall’azione, come invece dovrebbe essere naturalmente; sono infatti sostituite da altre idee, che generano altre idee, e così via, creando il meccanismo che Giacobbe chiama “sega mentale”.

 

Il pensiero si trasforma in un sistema di incremento della tensione, cioè della sofferenza, e quindi in un processo autolesivo.

 

Quali soluzioni si possono mettere in atto per contrastare tutto questo?

 

Sicuramente il segreto è quello di concentrarsi sul “qui e ora”, rivolgendo la propria attenzione a ciò che si sta facendo e a ciò che ci circonda, quella che Buddha chiama “presenza mentale”.

 

Ma se ti fermi a osservare, a vivere con consapevolezza, con presenza mentale, ogni istante, ogni persona, ogni oggetto, ogni situazione della tua vita, potrai dire di avere realmente vissuto, di essere stato realmente presente nel tuo mondo, nel tuo tempo, di essere realmente esistito, e non essere stato soltanto un fantasma che ha attraverso la vita senza lasciare traccia.

 

Bisogna imparare a coltivare consapevolezza, di sé, del mondo e di ciò che esiste. Questa è la strada che conduce ad un’altra pratica utile, ovvero quella di fare silenzio dentro di noi attraverso la meditazione.

Se però le emozioni forti non possono fare a meno di venirci a trovare, bisogna semplicemente lasciarle entrare e osservarle mentre fanno il loro percorso: prima o poi passeranno e noi, nel frattempo, avremo imparato ad aspettare e a conoscerle, conoscendo di riflesso noi stessi in maniera più profonda.

 

Assumerai un distacco, nei confronti di situazioni, persone ed emozioni, che ti metterà al riparo da ogni attacco, da ogni frustrazione, da ogni sconfitta.

 

 

Per raggiungere questo stato di quiete, l’individuo deve identificarsi non tanto con l’emozione, passeggera e contingente, ma con la propria autoimmagine, statica e immutabile rispetto a tutto il resto.

Infine, l’ultimo suggerimento per smettere di farsi le seghe mentali, è senza dubbio il più sensato: “non farsi aspettative, ma godersi la vita per quello che è”.

 

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