Dario Fo è stato un grande scrittore, drammaturgo, regista, attore italiano, un artista che ha dedicato una vita intera all’arte, regalando al suo pubblico opere indimenticabili.

Ancora non si è capito che soltanto nel divertimento, nella passione e nel ridere si ottiene una vera crescita culturale.

Dario nasce nel 1926 a Sangiano; fin da piccolo è immerso totalmente nel mondo della narrazione e della recitazione, grazie alle favole raccontategli dai nonni e da tutti quegli “affabulatori” del paese che spesso Fo ricordava.

Dopo una breve esperienza alle armi (si arruola nell’esercito fascista pur essendo un attivista della cultura di sinistra italiana), si dedica ai suoi studi: si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e, successivamente, intraprende la carriera di attore e autore di testi per la RAI. Si trasferisce quindi a Roma con la moglie, dove inizia a lavorare nel mondo del cinema e della radio.

Dario Fo e la moglie Franca Rame

Dario Fo e la moglie Franca Rame

 

Fonda la Compagnia Dario Fo-Franca Rame mentre prosegue a lavorare per la televisione, dove però la censura non lascia grandi spazi, dunque decide di dedicarsi totalmente al teatro. Ribellandosi al cosiddetto “teatro borghese”, Fo recita nella piazze e nelle fabbriche, dove il pubblico era composto dalle classi subalterne, cioè coloro i quali normalmente non avrebbero frequentato i teatri.

Il nostro teatro, dunque a differenza di quello di Pirandello o di Cecov, non è un teatro borghese, un teatro di personaggi che si raccontano le proprie storie, i propri umori, che poi sono le chiavi di conflitto meccaniche. Ci siamo sempre preoccupati di riprendere, invece, un’altra chiave, la chiave della situazione.

Nel 1969 porta in scena “Mistero buffo”: unico attore in scena, Fo si esibisce in rielaborazione di antichi testi, creando delle satire alquanto pungenti, utilizzando i dialetti della pianura padana. L’anno successivo nasce l’opera “Morte accidentale di un anarchico”, segnando definitivamente l’inizio del suo impegno politico, essendo essa ispirata alla morte di Giuseppe Pinelli.

In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa.

Dario Fo

Molte delle sue commedie vengono poi pubblicate da varie case editrici, la maggior parte edite da Einaudi; ritorna anche sulle scene televisive, dove può abbracciare un numero di persone molto più esteso, facendo così conoscere la sua arte al grande pubblico.

 

Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere.

Un’altra opera di grande ingegno in cui si ritrovano le caratteristiche salienti del suo pensiero, ovvero l’impegno nei confronti dell’attualità e l’anticlericalismo, è “Il papa e la strega”, scritta nel 1989.

Nel 1997 riceve il Premio Nobel per la letteratura “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. La scelta suscitò reazioni immediate, soprattutto tra le fila della critica italiana, essendo totalmente inaspettata. Gli viene addirittura assegnata la laurea honoris causa dall’Università di Wolverhampton, dalla Sorbona di Parigi e dalla Sapienza di Roma (quest’ultima l’aveva assegnata solo in due casi prima di lui: a Luigi Pirandello e a Eduardo de Filippo).

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Continua quindi a dedicarsi alle sue numerosissime opere, trovando l’ennesima spinta dalla situazione politica italiana durante il governo di Berlusconi, figura su cui incentra molte delle sue opere satiriche di questo periodo. Allo stesso tempo porta in scena delle lezioni-spettacolo sulla storia del teatro, trasmessi dalla Rai.

Nessuno ci ascolta, l’eco d’ogni voce schiaccia e confonde le parole dell’altro. E inutile pensare di poter ricorrere a referendum, azioni dimostrative, riunioni di piazza: tutte le nostre voci echeggiano nel deserto inascoltate.

Dario Fo, ricoverato a Milano e a causa di una crisi respiratoria, muore nell’ottobre del 2016 all’età di 90 anni.

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