Scrittore e drammaturgo francese, viene ricordato per il capolavoro “Il conte di Montecristo” e per l’opera “I tre moschettieri”.

Alexandre Dumas nasce nel 1802 dal generale Thomas Alexandre Davy de La Pailleterie, noto come “Général Dumas”, che ben presto, essendo malato di cancro, muore; il piccolo viene dunque cresciuto dalla madre: nonostante le condizioni economiche non gli permettessero studi approfonditi, manifesta fin da subito la sua grande passione per la letteratura. Pochi anni dopo la morte del padre, Alexandre si trasferisce a Parigi per intraprendere gli studi di legge, dove peraltro riesce ad ottenere alcuni incarichi presso il Duca d’Orléans, futuro re Luigi Filippo, in qualità di copista.

Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto.

Poco dopo conosce la sarta Catherine Labay, dalla quale nascerà il figlio omonimo Alexandre Dumas, desinato anch’egli a seguire le orme del padre e a diventare un grande scrittore. È in questo periodo che Dumas padre inizia a comporre le sue prime opere teatrali, come ad esempio “Enrico III e la sua corte”, primo dramma romantico, che ottenne un grande successo presso il pubblico.

La felicità è come quei palazzi delle isole incantate alle cui porte stanno a difesa i draghi: bisogna combattere per conquistarli.

Ottenuti i giusti riconoscimenti, può quindi abbandonare la professione di copista e dedicarsi totalmente al lavoro di scrittore. Le sue opere più conosciute, tra le quali ricordiamo “Il conte di Montecristo”, “I tre moschettieri”, “Vent’anni dopo”, vennero pubblicati a puntate sui giornali del periodo: questa modalità generava non poco interesse nel pubblico, che febbrilmente attendeva l’uscita successiva.

Nel 1843 sposa Marguerite Ferrad, un’attrice nota come Ida Ferrier, ma i due vissero separati; l’anno successivo, Dumas fece costruire su un terreno di sua proprietà un edificio di stile gotico, chiamato il Castello di Montecristo. Fece inoltre costruire il suo teatro, Théâtre-Historique, dove vennero messe in scena le opere dei più grandi autori del passato come Shakespeare, Goethe e Schiller; purtroppo esso fallì poco dopo.

Dumas, pieno di debiti, dovette addirittura vendere il suo castello e fuggire in Belgio; tornò a Parigi, dopo un lungo viaggio, solo quando riuscì a colmare le sue lacune economiche. Compì anche un viaggio in Russia, descritto nell’opera “Le Caucase”. Il suo sogno era però quello di emulare Ulisse, dunque intraprese un viaggio nel Mar Mediterraneo, ma ben presto tornò indietro per raggiungere Garibaldi, partito per la Spedizione dei Mille, fornendogli così armi e munizioni.

Viaggiare significa vivere in tutta la pienezza del termine; è dimenticare il passato e l’avvenire per il presente; è respirare completamente, godere di tutto, impadronirsi della creazione come di una cosa che ti appartiene, è cercare nella terra miniere d’oro che nessuno ha scavato, nell’aria meraviglie che nessuno ha visto, è passare accanto alla folla e raccogliere nell’erba le perle e i diamanti che essa, ignorante e distratta, ha scambiato per fiocchi di neve e gocce di rugiada.

Venne poi nominato Direttore degli scavi e dei musei, carica che ricoprì per alcuni anni, fin quando, essendo lui straniero, non si dimise per far tacere i malumori di Napoli. Garibaldi, inoltre, gli chiese di fondare il giornale L’Indipendente; in quel periodo Dumas scrisse anche l’opera “I Borboni di Napoli”.

Purtroppo fu colpito da una malattia vascolare che lo paralizzò quasi totalmente; raggiunto il figlio nella sua villa a Puys, Dumas padre muore nel 1870.

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