Due schieramenti sorgono uno di fronte all’altro. Due eserciti fatti di opere letterarie si affrontano, con le copertine lucide, i titoli che brillano a caratteri cubitali, i commenti degli editori e dei critici che urlano “alla vittoria”.

Nella realtà non è proprio così, ma poco manca ad arrivarci: da una parte, infatti, troviamo tutti coloro che si schierano per una letteratura alta, fatta di testi impegnati e impegnativi, la cosiddetta “vera letteratura” o “letteratura d’autore”; dall’altra, invece, troviamo il grande pubblico che ama leggere storie avvincenti e facilmente leggibili, i libri che ci divertono e regalano emozioni.

In ogni libro possiamo ritrovare entrambe le componenti: da una parte ci sono momenti di riflessione che ci aiutano a crescere, moralmente e intellettualmente; dall’altra ci sono le pagine che aiutano ad evadere, a distrarsi, ad essere liberi. Quando prendiamo in mano un testo ci aspettiamo di trovare ambedue le sfere, aspettative entrambe dignitose.

I libri, si sa, hanno finalità e contenuti assai differenti: ci sono quelle letture veloci, che si leggono tutte d’un fiato, scritti in maniera scorrevole e pratica, direttamente connessi al lettore; vi sono invece quelle ostiche, specialistiche, saggistiche, complesse, il cui contenuto spesso ha più valore dello stile; e vi sono anche quelle che regalano un pieno appagamento del nostro senso estetico, che ci ammaliano e incantano tanto da lasciarci stupiti e senza respiro.

“Esistono dei libri ostici, almeno al primo impatto, faticosi, impervi, che ci costringono a una concentrazione maggiore e a fermarci spesso. Libri senza crescendo, dove non è promessa nessuna rivelazione o svolta o sorpresa, ma che danno solo la gratificazione dell’intelligenza o della bellezza. Ci sono libri invece che non stimolano particolarmente la nostra intelligenza né il nostro senso estetico, e che però ci divertono e ci regalano il senso della suspense, della sorpresa, distraendoci completamente dalle beghe quotidiane. Per me sono due risultati altrettanto apprezzabili.” (S. Ferri)

C’è anche chi afferma che il declino dell’attività letteraria possa essere combattuto promuovendo tra il grande pubblico di lettori libri leggibili e affrontabili in maniera semplice, per non appesantire uno svago che, rispetto ad altri, viene già fin troppo “snobbato”. Naturalmente questo tipo di letture vengono accolte da un numero di lettori più ampio.

Bisogna accettare che esistono entrambe le letterature, che esistono scrittori che si dedicano all’una o all’altra, che esistono i gusti e che, per fortuna, sono tutti diversi. La parola d’ordine è “eclettismo”, è flessibilità, è capacità di adattarsi ad un libro piuttosto che ad un altro, trovando quello che rispecchia maggiormente il nostro modo d’essere.

E, infine, esistono anche altri libri, un’altra letteratura che va al di là delle etichette di “letteratura alta” e “letteratura bassa”: esistono i libri che ci piacciono: queste sono le letture che ci spiazzano, che ci emozionano fino a farci ridere e piangere, che ci sorprendono ad ogni pagina, in cui ci immedesimiamo, che ci riempiono la mente e, soprattutto il cuore.

Questa è la letteratura che è meglio leggere.

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