Un racconto, non poi tanto breve, una storia di rinascita interiore dopo un amore tormentato finito male, parole che fanno riaffiorare il coraggio di guardare negli occhi la propria vita e di recuperarne le briglie sciolte al vento.

Una favola, come viene definita dall’autrice stessa, in grado di regalare un po’ di tranquillità, quella serenità che a volte può sembrare solo il ricordo di un’esistenza lontana rievocata in un freddo inverno in cui si ritorna al paese.

Tornare al paese, tornare ad una vita perduta, dimenticata, ma che in fondo fa parte di noi, ancora, per sempre.

E’ un percorso che ci porta ad un nuovo equilibrio tra l’esistenza vissuta e la vita che verrà, che accompagna la protagonista in uno spazio che oscilla tra il sogno e la realtà.

Raccontato con parole semplici, essenziale, arriva dritto all’anima di chi cerca, vagando, il suo fiume in grado di donare il silenzio giusto in un mondo così caotico.

“La brezza mi accarezza il viso e anche i pensieri si rischiarano. […] Semplicemente fissando la corrente del fiume, senza bisogno di fare nient’altro, ho l’impressione di uscirne arricchita. Tutto quello che mi riesce di vedere sulle sue rive trasmette energia al mio corpo e alla mia anima e avverto la sensazione fisica di ricaricarmi. […] Forse tutti quelli che come me in qualsiasi angolo della terra riescono a trarre dall’ambiente quel tipo di conforto, speciale e ordinario insieme, si rendono conto di vivere in questo mondo.”

Vivere … è la parola chiave. Sentirsi vivi vuol dire riuscire a respirare l’aria fresca che penetra nei nostri polmoni, percepirne ogni singolo frammento che scende giù per la gola secca che brucia al suo contatto, l’aria che riempie il cuore di vita. E vuol dire essere consapevoli di questo respiro.

Per rinascere non occorre poi molto. Le piccole cose ci donano la sensazione di tepore, confortevole e protettiva, che ci abbraccia davanti ad un caminetto di una casa familiare. Sentimenti che le persone trasmettono alle nostre menti aride, dopo tanta arsura. La sete di tranquillità che ci guida in un cammino non tanto dissimile a quello di Hotaru, la giovane protagonista.

“Pensai che la gentilezza disinteressata delle persone , le loro parole spassionate, fossero come un abito di piume. Avvolta da quel tepore, finalmente libera dal peso che mi aveva oppresso fino a quel momento, la mia anima stava fluttuando nell’aria con grande gioia.”

E’ una storia di speranza, di guarigione grazie al tempo che scorre veloce senza nemmeno farci rendere conto della nostra caducità. Il tempo come un fiume in piena che ci trascina con sé senza darci modo di aggrapparci alla riva e scegliere quale bivio imboccare. La corrente che ci porta fin dove siamo destinati ad arrivare, se solo si è in grado di lasciarsi guidare dalla spiritualità, come ci insegnano i personaggi dotati di un’aurea mistica che partecipano, in un modo o nell’altro, alla vita di Hotaru: la mancata sorella Rumi, la madre di Mitsuru, l’anziana Dea della stazione degli   autobus …

Trasportata dal corso degli eventi, dovevo prendermela con calma e raggiungere il mio luogo designato. Mi ci voleva ancora un po’ di tempo. Senza temere il mio destino, dovevo spingermi fino al punto che più mi avrebbe soddisfatta.”

Pagine che si leggono tutte d’un fiato, un’immersione in un mondo sospeso tra la caotica città e il magico paese che trae la sua forza vitale da un fiume in piena, le acque del quale riescono a lavare via la disperazione e l’apatia, donando ancora entusiasmo per la vita.

Per dimenticare lo smarrimento, un nuovo sorriso da indossare.

Dopo il tramonto, una nuova alba.

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