Dino Buzzati è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo e poeta italiano, uno dei più importanti scrittori fantastici del Novecento e considerato il “Kafka italiano”.

 

Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell’uomo, la sua autentica bandiera […] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell’atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.

 

Buzzati nasce a San Pellegrino di Belluno nel 1906 da una famiglia benestante; sin da subito si appassiona all’arte, alla musica e alla scrittura; iscrittosi al Liceo Parini di Milano, manifesta la passione letteraria anche grazie ai “duelli letterari” con l’amico Arturo Brambilla.

Si iscrive però alla facoltà di giurisprudenza per accontentare le aspirazioni della famiglia, conseguendo la laurea nel 1928; nello stesso anno inizia a collaborare col “Corriere della Sera”, per il quale diventerà inviato e redattore, occupandosi prevalentemente di cronaca nera. In questi anni scrive molti racconti, pubblicati sul Corriere. I suoi articoli verranno successivamente raccolti in numerose antologie.

 

Il tempo correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro.

 

Il primo romanzo di Buzzati viene pubblicato nel 1933 ed è intitolato “Bàrnabo delle montagne”, seguito da “Il segreto del Bosco Vecchio”, ma il suo più grande successo è sicuramente “Il deserto dei Tartari”. Continua a pubblicare numerosi racconti, alcuni dei più importanti raccolti in “Sessanta racconti”, testo col quale ottiene il Premio Strega.

Inizia anche a produrre per il teatro, componendo commedie, farse e drammi: l’opera più importante in questo campo è sicuramente la commedia “Un caso clinico”, tratta dal racconto “Sette piani”. Non solo romanzi, racconti e opere teatrali, ma anche poesia: nel 1965 pubblica diverse raccolte poetiche, come ad esempio “Il capitano Pic e altre poesie” e “Tre colpi alla porta”.

Tra le ultime opere di Buzzati troviamo “Poema a fumetti “, un’opera tra il romanzo e il fumetto che racconta il mito di Orfeo ed Euridice rivisto in chiave pop, e “Le notti difficili”, un insieme di racconti incentrati sul tema della morte.

 

Ogni vero dolore viene scritto su lastre di una sostanza misteriosa al paragone della quale il granito è burro.

 

L’ultima pubblicazione è “I miracoli di Val Morel”, una serie di dipinti con didascalie che riportano dei finti miracoli attribuiti a santa Rita dalla tradizione popolare. Dopo la sua morte vengono pubblicate molte opere postume che raccolgono per lo più racconti editi solo su testate giornalistiche.

 

Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro. “Ferma, ferma!” si vorrebbe gridare, ma si capisce ch’è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.

 

Buzzati muore di tumore al pancreas a Milano nel 1972.

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