Luca Serianni è professore di Storia della Lingua Italiana all’Università La Sapienza di Roma.

Autore di una ben nota grammatica, fa parte dell’Accademia della Crusca ed è stato nominato nel 2010 Vicepresidente della Società Dante Alighieri.

Ha inoltre scritto un volumetto intitolato L’ora di italiano. Scuola e materie umanistiche, lettura interessante non solo per gli insegnanti, ma anche per tutti gli amanti della materia.

Uno dei temi centrali affrontati è quello della tendenza all’unificazione dei programmi scolastici (stesso peso in tutte le tipologie di scuola devono avere gli autori maggiori, spazio diverso invece da dedicare agli autori minori, a seconda delle discipline fondamentali studiate nella scuola specifica e in base alla sensibilità di ciascun insegnante).

Un importante riferimento viene fatto da Serianni circa il riconoscimento del valore di ciascuno studente, compito fondamentale da parte di tutti gli insegnanti. E’ importante non mortificare mai gli allievi, cercando di far leva sui loro pregi, sottolineandone le caratteristiche peculiari e le doti che tutti loro possono sviluppare (egli, per correggere i testi dei suoi studenti, utilizza, oltre ai soliti blu e rosso, il colore verde quando incontra passaggi degni di nota).

Altamente inquietante un’intervista da lui rilasciata sull’incapacità della maggior parte dei ragazzi italiani di comprendere strutture del discorso più complesse, nonché parole desuete come “desumere” o “esimere”.

Conoscere la propria lingua aiuta a padroneggiare i nostri ragionamenti, ad esprimerci e ad analizzare meglio ciò che viene scritto.

Importante dunque lo studio della grammatica, ma ancora di più lo è prendere in mano un libro e leggere.

La lettura rientra in quelli che sono i “bisogni umani fondamentali”.

“Niente è in grado di sostituirla”, nemmeno la televisione: quest’ultima può rimanere sullo sfondo, mentre noi ci occupiamo di altre cose. Ma è “la lettura che richiede una partecipazione attiva, diretta”, ci coinvolge pienamente in lei, allontana qualsiasi altro pensiero dalla nostra mente, ci avvolge senza mezze misure.

Ognuno di noi, aggiunge Serianni, ha un libro del cuore diverso.

Ogni cultura ha parametri diversi con cui valutare le eccellenze, ognuno di noi ha gusti e valori personali che lo guidano nella scelta delle opere e dei testi da apprezzare.

Il suo libro di riferimento è la Commedia dantesca, grazie agli innumerevoli “spunti che essa dona: ogni epoca ritrova tra questi versi significati nuovi”, applicabili alle diverse circostanze della vita.

Dante non è maggiore di Omero o di altri grandi autori, ma è in grado di “far risuonare delle corde che ci commuovono.

La lettura dunque è “un’attività culturale difficilmente sostituibile.”

Scrivere bene implica leggere.

“Scriviamo per ragioni varie: una di queste è quella di parlare con noi stessi.”

Moltissime persone amano scrivere (diari, blog, poesie). Per lo più però questi componimenti non vengono diffusi al grande pubblico, non vengono tramandati ai posteri, ma “non per questo sono degni di irrisione, perché nella poesia esprimiamo un contenuto del nostro essere, della nostra personalità”, contenuto nel quale “confidiamo una parte intima di noi.”

Un altro motivo è che con la scrittura lasciamo una traccia di noi nel mondo, del nostro passaggio.

Scrivere vuol dire imprimere un segno, è come se dicessimo “noi ci siamo”, implica il far sentire la nostra voce a chi ci circonda, a chi ci seguirà.

Dunque leggere e scrivere, due delle attività più importanti per quella che è la natura umana.

 

Per imparare a scrivere occorre “far palestra”, partire con un buon testo in mano per capire com’è strutturato.

Ed è proprio questo il punto di partenza, come ci spiega nel suo libro “Leggere, scrivere, argomentare. Prove ragionate di scrittura”, un modello da analizzare e scomporre.

Parola d’ordine è “sperimentare”: provare, provare, provare. Scrivere, scrivere, scrivere.

Serianni propone esercizi per allenare le nostre abilità letterarie, come ad esempio quello di completare frasi con parole appropriate, trovare gli intrusi tra serie di vocaboli, utilizzare i nessi logici più coerenti, e così via.

Una componente di divertimento attraversa tutto il libro, perché l’arte di scrivere deve essere una fonte di felicità nella nostra quotidianità, comporta gioia e benessere, guarisce l’anima.

 

 

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