“Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!”

 

 

Il Distretto 12 si sveglia nella solita grigia atmosfera delle miniere, unica fonte di sostentamento di un’intera popolazione, ma Katniss e Gale sanno che il giorno della mietitura non è un giorno come gli altri.

Il Giacimento si prepara ad assolvere l’annuale compito di fornire due giovani, un maschio e una femmina, che, insieme ad altri 22 ragazzi, 2 per ciascuno degli 11 Distretti, offriranno uno spettacolo di lotta, sopravvivenza, crudeltà e morte a Capitol City.

 

 

Come deve essere vivere in un mondo in cui i pasti compaiono premendo un pulsante? Come passerei le ore che di solito dedico a setacciare i boschi, se il cibo fosse così facile da trovare? Cosa fanno tutto il giorno questi abitanti di Capitol City, a parte adornare i propri corpi e andarsene in giro aspettando che un nuovo carico di tributi arrivi a morire per il loro spasso?

 

È questo il modo più atroce e significato che la grande città, padrona dell’intera Panem, utilizza per ricordare a tutti il suo potere e per stroncare ogni tentativo di rivolta.

Gli Hunger Games, così sono chiamati i giochi mortali, mietono le giovani vittime, distruggendo i sogni di ciascuno, eliminando ogni speranza che le cose possano cambiare, così come anni prima Capitol City distrusse il Distretto 13 che osò ribellarsi alla sua dittatura.

 

E così fu stabilito che ogni anno i 12 Distretti di Panem offrano in tributo un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni per essere addestrati all’arte della sopravvivenza e preparati a combattere fino alla morte.

 

Katniss e Gale sanno che il giorno della mietitura non è un giorno come gli altri, soprattutto perché quello è l’anno in cui Prim, sorella minore di Katniss, per la prima volta potrebbe essere sorteggiata e diventare tributo da offrire in pasto agli spettatori, avidi di sangue e divertimento.

Due nomi vengono estratti, ogni anno, davanti al pubblico teso, in piazza, con le telecamere puntate addosso, gli occhi di tutta Panem su di sé, i fiati di milioni di persone sospesi.

 

Non è nella mia natura cedere senza lottare, anche quando le difficoltà sembrano insormontabili.

 

Una femmina e un maschio, Prim. Il nome di Prim viene chiamato, ma qualcosa di inaspettato infiamma la curiosità degli spettatori: Katniss, la sorella maggiore, coraggiosa e risoluta, si offre spontaneamente al suo posto, diventando uno dei tributi. Katniss e Peeta, il figlio del fornaio, con cui la ragazza ha un debito di sopravvivenza da molti e molti anni.

 

Fino a oggi, non sono mai riuscita a dimenticare il collegamento tra questo ragazzo, Peeta Mellark, il pane che mi diede la speranza e il dente di leone che mi ricordò che non ero condannata.

 

Capitol City li attende, con le sue luci, i colori sfavillanti, i lussi, i banchetti con cibi mai visti prima, l’abbondanza mai conosciuta nella povertà del Distretto 12. Grazie ad un costume mozzafiato, creato per lei dallo stilista Cinna, Katniss diventa per tutti “la ragazza di fuoco” e, dopo aver catturato l’attenzione degli Strateghi durante i giorni della preparazione prima che i giochi prendano il via, Katniss diventa uno dei personaggi più amati dal pubblico di Panem.

 

Qualcosa è cambiato, dopo che mi sono fatta avanti per prendere il posto di Prim, e adesso sembra che io sia diventata una persona cara. Prima uno, poi un altro, poi quasi tutti i componenti del pubblico portano le tre dita di mezzo della mano sinistra alle labbra e le tendono verso di me. È un antico gesto del nostro distretto, un gesto che si usa di rado e si vede qualche volta ai funerali. Significa grazie, significa ammirazione, significa dire addio a una persona a cui vuoi bene.”

 

 

Che gli Hunger Games comincino, che possa la buona sorte essere sempre in favore dei tributi che, da quel momento in poi, lotteranno fino alla morte per diventare vincitori dei 74° Hunger Games: ne sopravvivrà solo uno, il più bravo, il più forte, colui che si saprà conquistare il pubblico, gli sponsor, l’audience. Nell’arena, il luogo dove i tributi si scontreranno fino all’ultimo sangue, tra un combattimento e una strategia, un’unica regola: uccidere o morire.

 

“Voglio fare qualcosa, proprio qui, proprio adesso, per farli vergognare, per renderli responsabili, per mostrare a quelli di Capitol City che qualunque cosa facciano o ci costringano a fare, c’è una parte di ciascun tributo che non riusciranno a possedere.”

 

Hunger Games, i “giochi della fame”, dove il vero pericolo è perdere se stessi, non trovare più i propri valori, diventare poco meno di animali incattiviti, pronti a uccidere a sangue freddo chiunque si trovi sul proprio cammino, in balia dell’istinto omicida che spinge, incessante, alla sopravvivenza.

 

Katniss, erba saetta. È la pianta di cui porto il nome. E sentii la voce di mio padre dire scherzando: “Finché riuscirai a trovare te stessa, non morirai mai di fame.”

 

Eppure questo sarà l’anno delle svolte, dei colpi di scena, dello spettacolo più grandioso che Capitol City abbia mai visto in tanti anni: a infiammare i loro cuori non saranno tutte le morti che, uno dopo l’altro, faranno cadere i tributi, bensì una storia diversa, un amore impossibile che, portato avanti con estremo coraggio e determinazione, cambierà per sempre le regole dei giochi.

 

“Io non voglio che mi cambino. Che mi trasformino in quello che non sono. Non voglio essere solo un’altra pedina del loro gioco.Vorrei solo trovare un modo per dimostrargli che non sono una loro proprietà. Se proprio devo morire, voglio rimanere me stesso.”

 

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