Oggi ogni autore ha a disposizione una grande vetrina per farsi pubblicità: il mondo del web regala la possibilità di auto-pubblicarsi, trovando spazi più o meno ampi, più o meno idonei, per proporre e condividere il proprio libro. Non esiste autore esordiente che non abbia tentato la via del sito, del blog o delle pagina Facebook per farsi conoscere dallo sterminato pubblico, reale o potenziale, di Internet.

A questo punto però la domanda sorge spontanea: perché esistono ancora gli editori? In fin dei conti spesso scrittore ed editore entrano in contrasto, non si capiscono, parlano due lingue diverse… L’autore è un artista incompreso, la cui opera non viene del tutto apprezzata da chi deve venderla; d’altra parte l’editore rivendica la sua autonomia nelle decisioni più importanti perché queste sono le attività che gli competono. Non si potrebbe far a meno di tutta questa sovrastruttura editoriale?

Messi a disposizione milioni di libri, gli utenti possono tranquillamente navigare in questo oceano, accedendo liberamente a tutti i contenuti che vogliono, scegliendo ciò che più preferiscono. Ma pensiamoci bene: chi deciderà quali libri mettere sul mercato? Quali tipologie di libri saranno pubblicati? La risposta è molto semplice: tutti i libri scritti e reputati dagli autori stessi dei bei libri verranno messi a disposizione, tutti i tipi di libri troveranno il proprio spazio.

L’accesso al pubblico non sarà più filtrato da nessuno, potrà essere quindi un sistema più democratico? I lettori saranno sì più liberi, ma come potranno far uso di questa nuova possibilità? C’è chi potrà documentarsi e analizzare i titoli, leggere recensioni e scegliere consapevolmente cosa leggere… Eppure la maggior parte delle opere scritte non ha uno spessore tale per cui vale la pena leggerle. E questo l’editore lo sa(peva) molto bene.

“La letteratura non è il terreno della democrazia. È questo il vero motivo per cui l’utopia dell’e-book che cancella gli ostacoli, il sogno della società senza editori, non potranno avverarsi se non nella forma dell’incubo della moltiplicazione della mediocrità, della confusione, della rinuncia a leggere.” (Sandro Ferri)

E in questo caos i lettori non potranno fare altro se non aggrapparsi con tutte le loro forze a quei libri bestseller, le uniche poche certezze, non perché sinonimo di qualità e valore, ma perché “letti dalla maggioranza”.

Un’editoria senza editori? Un mercato in cui l’offerta aumenta a dismisura, in termini spropositati, senza alcun limite, in cui la qualità diventa l’eccezione e non la regola, in cui i lettori si trovano costretti a dover scegliere “ad occhi chiusi” un libro che, quasi sicuramente, sarà molto diverso da ciò che promette di essere. Un’editoria mediocre e sconsideratamente lassista che allontanerà definitivamente i potenziali lettori e getterà nello sconforto quelli più accaniti.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata