Herman Melville è un poeta e scrittore di origini americane, conosciuto per il capolavoro letterario “Moby Dick”.

Egli accumulava sulla gobba bianca della balena la somma di tutta l’ira e di tutto l’odio provati dall’interezza razza dal tempo di Adamo, e poi, come se il suo petto fosse un mortaio, le sparava addosso la bomba del suo cuore bruciante.

Herman Melville nasce a New York nel 1819, dove trascorre i primi anni di infanzia in modo agiato, frequenta la scuola e si appassiona ai racconti avventurosi del padre; ben presto però la famiglia cade in disgrazia a causa della crisi finanziaria che subiscono; il padre muore poco dopo e loro sono costretti a trasferirsi a Hudson, dove Melville abbandona gli studi e inizia a lavorare nell’azienda dello zio, poi con il fratello, si imbarca perfino come mozzo su una nave e parte per Liverpool; si dedica infine all’insegnamento.

Successivamente torna in mare, diventando marinaio sulla baleniera Acushnet, esperienza che porterà alla creazione della sua opera letteraria famosa in tutto il mondo, “Moby Dick”, pubblicata nel 1851. Seguono altri viaggi e altre avventure, fino al suo rientro a Boston, dove intraprende una vita più stabile, sposando Elizabeth Shaw, con la quale ebbe quattro figli.

Comprò una fattoria nel Massachusetts, chiamata da lui Arrowhead, dove sono ambientati molti suoi racconti sulla non facile vita in campagna. Il successo però va a scemare sempre più, così da non poter più avere un guadagno abbastanza sostanzioso per sé e la sua famiglia; ciò lo costringe a dipendere dal suocero.

Ah, la felicità cerca la luce, sicché pensiamo che il mondo sia allegro, ma la sofferenza si nasconde e si apparta, sicché pensiamo che essa non esista.

Dopo una serie di viaggi che lo portano anche in Italia, tenta la carriera di conferenziere, raccontando al pubblico delle grandi opere d’arte incontrate in Europa, ottenendo però modesti risultati. Abbandonata la narrativa, pubblica alcune raccolte poetiche su tematiche contemporanee, come ad esempio la guerra di secessione americana.

Noi non possiamo vivere soltanto per noi stessi. Le nostre vite sono connesse da un migliaio di fili invisibili, e lungo queste fibre sensibili, corrono le nostre azioni come cause e ritornano a noi come risultati.

L’ultimo periodo di vita fu abbastanza drammatico, segnato dalla perdita dei due figli maschi (uno dei quali suicida) e dai problemi di salute. Melville muore a New York nel 1891.

Ci sono certe bizzarre circostanze in questa strana e caotica faccenda che chiamiamo vita, che un uomo prende l’intero universo per un’enorme burla in atto, sebbene non riesca a vederne troppo chiaramente l’arguzia, e sospetti anzichenò che la burla non sia alle spalle di altri che le sue. Egli ingolla tutti gli avvenimenti, […] non importa quanto indigeribili, come uno struzzo dallo stomaco robusto inghiotte pallottole e pietre focaie. E quanto alle piccole difficoltà e afflizioni, le prospettive d’improvvisa rovina, di pericolo della vita o del corpo, tutto questo, e perfino la morte, gli sembrano ingegnosi e amichevoli colpi, allegre spunzonature nei fianchi, somministrati dall’invisibile e inspiegabile vecchio mattacchione.

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