Ernest Miller Hemingway è stato uno scrittore di riferimento del novecento, uno degli autori più amati della letteratura americana.

 

Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.

 

Ernest Hemingway nasce nel 1899 a Chicago; cresciuto a contatto con la natura, la sua infanzia trascorre felicemente. Dopo aver frequentato la scuola elementare, gli studi proseguono alla Municipal High School, dove scopre la passione per la scrittura: è a questo periodo che risalgono i primi racconti e articoli.

 

Ma accorgersi che si era capaci di inventare qualcosa; di creare con abbastanza verità da esser contenti di leggere ciò che si era creato; e di farlo ogni giorno che si lavorava, era qualcosa che procurava una gioia maggiore di quante ne avessi mai conosciute. Oltre a questo, nulla importava.

 

Rifiutando l’iscrizione all’università, si trasferisce a Kansas City dove intraprende la carriera di giornalista lavorando presso il quotidiano locale “Kansas City Star”. Sono gli anni della guerra: Hemingway decide di arruolarsi, ma per un difetto alla vista viene impiegato nelle autoambulanze; questo impegno gli permette di viaggiare e visitare molti luoghi, anche quelli maggiormente colpiti dalla crudeltà bellica.

 

Il fatto che il libro fosse tragico non mi rendeva infelice perché ero convinto che la vita è una tragedia e sapevo che può avere soltanto una fine.

 

Rimasto ferito dai colpi di una mitragliatrice, dopo le cure, ritorna in patria. Continua a scrivere, ma purtroppo non riesce a pubblicare alcuna opera e, rimasto senza finanze, viene ospitato dal fratello di un suo amico. Inizia a collaborare col giornale “The Cooperative Commonwealth”, ma è solo qualche anno dopo, a Parigi, che la sua vita da scrittore ha inizio.

 

Essere uomo è un mestiere difficile, soltanto pochi ce la fanno.

 

Qui conosce Ezra Pound, considerato da lui alla pari di un mentore, che lo aiuta a pubblicare le sue prime poesie e racconti su alcune riviste. Proseguono i suoi viaggi e le pubblicazioni, come ad esempio il romanzo “Fiesta”, ispirato al suo soggiorno a Pamplona.

 

Non m’importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos’era.

 

È nel 1926 che vedono la luce i suoi primi romanzi, “The Torrents of Spring” e “Il sole sorgerà ancora”, quelli che regalano ad Hemingway il successo. Nel 1937 viene pubblicato il best seller “Avere e non avere”. Nonostante la sua carriera proseguisse in modo ottimale, Hemingway è troppo dedito all’alcool, che gli procura disturbi importanti al fegato.

 

Tutti i buoni libri sono simili nel fatto che sono più veri di quanto avrebbe potuto essere la realtà.

 

Uno dei romanzi più venduti è senza dubbio “Per chi suona la campana”, di cui vengono vendute oltre centomila copie e a cui seguirà il riadattamento cinematografico. L’altra sua opera molto apprezzata, “Il vecchio e il mare”, viene scritto nel 1952 e vince il Premio Pulitzer l’anno seguente mentre, nel 1954, ottiene il Premio Nobel.

 

Preferisco piuttosto essere capace di apprezzare cose che non ho piuttosto che avere cose che non sono capace di apprezzare.

 

Poco dopo si ammalò di epatite; ripresosi anche da questo avvenimento, riprese a scrivere e, nonostante le raccomandazioni di medici e amici, continuò la sua vita di sempre, organizzando viaggi e spostamenti. Inizia inoltre a mostrare i primi segni di una profonda depressione e manie ossessive e paranoiche. Venne dunque ricoverato e sottoposto ad elettroshock.

 

Che senso ha rovinare la mia mente e cancellare la mia memoria? Queste cose costituiscono il mio capitale e senza di esse sono disoccupato. È una buona cura, ma abbiamo perso il paziente.

 

Il 2 luglio 1961 Hemingway si spara un colpo di fucile, togliendosi la vita.

 

Morire è una cosa molto semplice. Ho guardato la morte e lo so davvero. Se avessi dovuto morire sarebbe stato molto facile. Proprio la cosa più facile che abbia mai fatto… E come è meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, andarsene in un bagliore di luce, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse.

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