L’AUTRICE DEL MISTERO

Elena Ferrante ha origini napoletane. Tra studi classici e letture impegnative, tra le quali si annoverano soprattutto le opere dell’amata Elsa Morante, Elena inizia a scrivere il suo primo romanzo, pubblicato nel 1992, “L’amore molesto”, vincitore del premio Procida Isola di Arturo – Elsa Morante, da cui è stato tratto l’omonimo film di Mario Martone, che racconta di una donna e del suo tentativo di scoprire le cause dell’improvvisa morte della madre.

Poco sappiamo della vita di questa autrice, a partire addirittura dalla sua identità: numerosi critici avvalorano l’ipotesi che il suo nome sia un semplice pseudonimo e che dietro a questa figura se ne celi un’altra. I nomi più gettonati? Anita Raja, traduttrice e saggista moglie di Domenico Starnone; Starnone stesso (il quale, pubblicato il suo nuovo romanzo “Lacci”, invece di parlare del suo libro, ha dovuto difendersi dalle congetture dei giornalisti che continuavano a paragonare il suo stile e i suoi contenuti a quelli della Ferrante); Goffredo Fofi; gli editori Sandro e Sandra Ferri; il poeta Marcello Frixione; la storica Marcella Marmo.

“Scrivere è un atto di superbia, l’ho sempre saputo e perciò ho nascosto a lungo che scrivevo, soprattutto alle persone a cui volevo bene. Non c’è niente che riesca a giustificare la superbia. Nemmeno il successo. L’unica possibilità è imparare a ridimensionare il proprio io, a rovesciarlo nell’opera e tirarsene via.”

Numerose pubblicazioni seguono la prima, e i successi arrivano uno dopo l’altro: “I giorni dell’abbandono”, edito nel 2002 e da cui è tratta la pellicola di Roberto Faenza, narra la fine di un rapporto attraverso il punto di vista della donna, afflitta da un’angosciante condizione esistenziale dopo essere stata abbandonata dal marito. Nel 2006 segue il romanzo “La figlia oscura”, romanzo di analisi del rapporto, talvolta difficile, che lega genitori e figli. Questi primi tre romanzi, accomunati dal tema di un amore traumatico e destabilizzante, vengono riuniti nel volume unico “Cronache del mal d’amore”.

Nel 2003 pubblica anche l’opera “La frantumaglia” nella quale racconta la sua esperienza di scrittrice: in essa sono raccolte le lettere inviate al suo editore, il racconto di come nascono i suoi lavori, le interviste da lei rilasciate e la corrispondenza con alcuni lettori scelti. Il vero scopo del libro, però, è quello di spiegare le ragioni che la spingono a tenere nascosta la sua vera identità: è come se volesse conservare la propria vita privata, mantenendo una certa distanza per non essere costretta a mentire, come fanno altri scrittori, su se stessi per soddisfare le fantasie del pubblico. Aggiunge inoltre che i suoi libri sono “organismi autosufficienti” che di certo non necessitano di una sua fotografia in copertina.

“Una volta scritti [i libri], non hanno bisogno dei loro autori […] Io amo molto i volumi misteriosi, antichi e moderni, che non hanno un autore preciso, ma che hanno avuto e continuano ad avere un’intensa vita propria”.

Il successo la porta persino negli Stati Uniti, dove il New York Times l’ha paragonata a Manzoni! Nel 2014 viene annoverata tra i 100 pensatori più importanti dalla rivista Foreign Policy e nel 2016 è comparsa nella lista tra le 100 persone più influenti per la categoria “Artists”.

L’altro ciclo narrativo di Elena Ferrante comprende “L’amica geniale”, “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta”, “Storia della bambina perduta”; la saga, ambientata nei rioni popolari napoletani, racconta le vite e il rapporto di amicizia che lega le protagoniste, Lila e Lelù, a partire dall’infanzia fino all’età adulta.

“È il capitolo del ‘Mare non bagna Napoli (Anna Maria Ortese) intitolato ‘La città involontaria che, anche in fasi diverse della mia vita, mi è sembrato un punto di partenza necessario,  se mai avessi provato a raccontare ciò che mi pareva di sapere sulla mia città. Ma delle suggestioni letterarie è sempre difficile parlare: un verso zoppicante, due  righe dimenticate, una pagina bella che sul momento non abbiamo apprezzato, spesso, per vie traverse, fanno più dei blasoni letterari che in buona fede esibiamo per darci importanza.”

C’è chi non vuole conoscere la sua reale identità, come ad esempio Annalena Benini, e chi invece la implora di palesarsi, ad esempio Elena Stancanelli; a nostro avviso, ciò che conta non è chi si cela dietro il nome di Elena Ferrante, ma le pagine che è in grado di scrivere e che fanno emozionare tutti i suoi lettori!

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