Alcuni luoghi non si possono abitare due volte. Alcuni luoghi, se li abbandoni, li abbandoni per sempre.

Un pilota che si rifugia nel volo per sfuggire alla monotona realtà della sua vita che non produce ispirazione alcuna, trovando pace solo quando qualcosa di nuovo si affaccia alla porta, quando un incubo si tramuta in possibilità, quando il passato lascia spazio al futuro, e la vita rinnova il suo colore.

Un perfido malvagio che, con un piano ben congegnato dal buon Paolino, trasforma il suo male agire in dolci carezze delicate capaci di ammorbidire il mondo intero.

Nessuno aveva mai pensato che si potesse costruire qualcosa dal nulla. Avevano già trovato bell’e pronta la casa, la famiglia, le strade e i negozi. Già pronti. Ma costruirsi da sé la “la felicità” era altra impresa.

Un viaggio irto e faticoso per costruire la propria personalissima felicità, il coraggio di tentare, nonostante le avversità e gli ostacoli, il sorriso di chi non cede impresso sempre sul volto, la soddisfazione di veder apparire il sogno per cui si lotta davanti agli occhi… È Pina biondina ad insegnare a tutti i bambini che lavorare sodo è il modo migliore per ottenere ciò che si desidera, soprattutto se le intenzioni sono oneste e rispettose.

Perché se uno ha un sogno lavora più degli altri, fa cose che sembrano miracolose. La forza si centuplica. Per merito di una leggera, tenace, semplice idea.

Infine, solo una cabina telefonica può insegnarci ad apprezzare ciò che possediamo, e possiamo capirlo solo una volta che è stato perduto; eppure non sempre ciò che si allontana da noi rimane distante e ciò che è destinato a noi trova sempre il modo per raggiungerci.

Finché Dio, forse impietosito, forse per premiare la cabina che aveva sempre svolto il proprio compito con discrezione e professionalità, senza mai guastarsi, o forse perché, semplicemente, non poteva continuare così, con quella lagna di giorno e di notte, Dio ritrasformò la ex-cabina nella vecchia cabina di prima, al centro del parco al centro della città.

A chiudere la raccolta dei racconti troviamo “La favola dei due calzini blu”, un’odissea particolarissima che riguarda niente meno che due soffici calzini parlanti, ignari delle avventure e disavventure che li attendono; passando di mano in mano, conoscono il mondo intero, consumando tutta la loro energia e vitalità, perdendo addirittura il loro colore blu intenso. Solo l’intervento dei piccoli Stu potrà salvarli…

Bisognava proprio essere esperti per riconoscerlo, dietro la tinta sbiadita e unta di quegli stracci. Bisognava proprio essere esperti per riconoscere ancora il blu che non era più blu.

Tanti preziosi insegnamenti vengono racchiusi in questi brevissimi racconti per bambini, degli schizzi di colori in un mondo che, a volte, rimane troppo serio e riflette poco.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Matteo Abbate nasce a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, il 5 settembre 1975.
Scopre subito di avere una passione innata per la scrittura e il teatro. Coltiva queste passioni. Si inserisce nel mondo itinerante delle compagnie locali, calcando parecchi palcoscenici di provincia, recitando per due anni consecutivi, da comparsa, nei teatri greci di Tindari e Taormina, esperienze che gli permettono di affinare e comprendere i tempi e i segreti scenici, e di capire l’importanza e la bellezza del dialogo col pubblico.
Nel 2001 fonda il Gruppo Clown dei “Su e Giù”, dando vita a spettacoli teatrali dai contenuti grotteschi e surreali. Contemporaneamente, intraprende il percorso letterario. Nel 2013, Emilio Barbera gli apre le porte dell’Editoria, con una pubblicazione che lo lancia tra le novità più interessanti del 2013-2015, la raccolta di fiabe “Caio Lo Spaventapasseraio E Altre Storie”, Euno Edizioni, Collana Seconda Stella a Destra, con le illustrazioni dell’esordiente romana Carlotta Cicci, che giunge alla terza ristampa.
Nel maggio 2016, pubblica, ancora con Euno Edizioni, la nuova raccolta di fiabe “Due Calzini Blu”, con le illustrazioni di Daniela Costa.

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