Alda Merini nasce a Milano nel 1931, seconda di tre figli, in un ambiente modesto: il padre era un impiegato presso un’assicurazione, mentre la madre era casalinga. Sappiamo poco della sua infanzia, soprattutto grazie alle note biografiche da lei lasciate.

 

[…] Ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo studio fu sempre una mia parte vitale.

L’amore per lo studio la spinge a tentare l’ammissione al Liceo Manzoni, dove però fallisce la prova di italiano; nel frattempo, oltre a dedicarsi all’altra sua grande passione, lo studio del pianoforte, inizia a comporre le sue prime opere e, alla giovanissima età di quindici anni, esordisce con le sue prime liriche grazie alla pubblicazione di Giacinto Spagnoletti.

La casa della poesia non avrà mai porte.

Il primo volume di poesie, intitolato “La presenza di Orfeo”, esce nel 1953, seguito da altre raccolte poetiche e dall’opera in prosa “La pazza della porta accanto”. Cominciano però a comparire i primi sintomi del disturbo bipolare: già ricoverata per un breve periodo in precedenza, viene ora internata al Paolo Pini per alcuni anni, determinando il suo isolamento dalle scene.

Non mettetemi accanto a chi si lamenta

senza mai alzare lo sguardo,

a chi non sa dire grazie,

a chi non sa accorgersi più di un tramonto.

Chiudo gli occhi, mi scosto di un passo.

Sono altro.

Sono altrove.

Dopo l’esperienza drammatica vissuta in ospedale, Alda Merini compone quello che da molti viene considerato il suo capolavoro: “La Terra Santa”. Seguono periodi di salute alternati a periodi di malattia, fino a quando nl 1986 non viene nuovamente internata a Taranto e, successivamente, spostata a Milano.

 

Le persone capitano per caso nella nostra vita, ma non a caso. Spesso ci riempiono la vita di insegnamenti. A volte ci fanno volare in alto, altre ci schiantano a terra insegnandoci il dolore… donandoci tutto, portandosi via il tutto, lasciandoci niente…

L’opera “L’altra verità. Diario di una diversa” è ciò che scaturisce da queste vicissitudini: non vengono testimoniati i dieci anni in manicomio, ma, come scrive Giorgio Manganelli nella prefazione della stessa, “è una ricognizione, per epifanie, deliri, nenie, canzoni, disvelamenti e apparizioni, di uno spazio – non un luogo – in cui, venendo meno ogni consuetudine e accortezza quotidiana, irrompe il naturale inferno e il naturale numinoso dell’essere umano”.

Gli anni seguenti sono fonte di serenità e stabilità, oltre che di un fruttuoso lavoro letterario: moltissimi libri nascono proprio in questo periodo, stabilendo il suo ritorno in scena. Riesce addirittura ad ottenere il Premio Librex Montale per la Poesia, grazie al quale viene annoverata tra gli scrittori contemporanei più importanti.

 

Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita, rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti e che tu non hai voluto.

Nel 2009 le viene dedicato un documentario, “Alda Merini, una donna sul palcoscenico”, girato dal regista Cosimo Damiano Damato; qui vengono alla luce tantissime poesie inedite, tra le quali anche una scritta apposta per il film:

Un giorno io ho perso una parola

sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta

Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci

Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c’è risposta.

Io le mie poesie le ho buttate/ non avevo fogli su cui scriverle.

Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio

qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.

Pensavo che per loro non c’erano semafori, castelli e strade.

Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.

Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare

un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,

l’unica cosa che avevo avuto in questi anni.

L’avrei seguito

finché un giorno non sapevo più innamorarmi.

È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.

Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.

Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.

Sono morta nell’indolenza.

 

Muore il 1º novembre 2009, all’età di 78 anni, a causa di un tumore osseo.

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