Una donna esemplare, combattiva, determinata, decisa a sostenere le sue opinioni fino in fondo, un’intellettuale impegnata su molti fronti, spesso scomodi, in grado di suscitare polemiche e riflessioni¸ prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale; un pensiero molto attuale, quello di Oriana Fallaci, che dovrebbe smuovere chiunque entri in contatto con ciò che scrisse nella sua vita.

Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.

fallaciOriana Fallaci nasce a Firenze nel 1929, la maggiore di quattro sorelle, figlia di un attivo antifascista che la coinvolse sin da giovanissima in questioni politiche, facendola unire alle Brigate di Giustizia e Libertà (a soli 14 anni Oriana ricevette addirittura un riconoscimento da parte dell’Esercito Italiano!).

Nonostante l’impegno profuso durante gli anni della guerra, intraprende gli studi di medicina, presto abbandonati per abbracciare la sua passione per il giornalismo: il suo esordio è al Mattino dell’Italia centrale, dove scriveva articoli di cronaca nera e giudiziaria, ma anche di costume. Costretta a lasciare il giornale per essersi rifiutata di scrivere un articolo contro Togliatti, inizia a lavorare al settimanale Epoca. Le collaborazioni successive le permettono addirittura di recarsi a New York, dove inizia a scrivere sui fatti mondani; da questa esperienza nasce il suo primo libro, I sette peccati di Hollywood, che racconta i retroscena dei divi dell’epoca.

A Londra conosce Alfredo Pieroni, col quale avrà una relazione; ben presto scopre di essere incinta, ma un aborto spontaneo, in cui lei stessa rischiò la vita, la porta verso la depressione e il tentato suicidio.

Il suo primo vero successo editoriale è Il sesso inutile, crudo reportage sulle condizioni in cui le donne orientali sono costrette a vivere; seguì poi da vicino lo sbarco sulla luna, la guerra del Vietnam (“una sanguinosa follia”), le rivolte studentesche del 1968, la manifestazione degli studenti messicani contro l’occupazione militare del campus dell’UNAM e il massacro di Tlatelolco, dove anche la stessa Fallaci fu creduta morta (“un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra”), i conflitti tra India e Pakistan, le guerre in Medio Oriente e Sud America.

Un altro grande amore della Fallaci fu Alexandros Panagulis, del quale rimase nuovamente incinta, ma per la seconda volta ebbe un aborto spontaneo; da questa esperienza dolorosa nasce il libro Lettera a un bambino mai nato, grande caso editoriale, con oltre 4 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

L’amo con passione la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d’un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso.

oriana_fallaciNel 1990 viene pubblicato il romanzo Insciallah, che racconta delle truppe italiane inviate nel 1983 a Beirut e del duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme americane e francesi. A seguito di questa pubblicazione, Oriana Fallaci decide di ritirarsi a New York, dove intraprende un nuovo romanzo, interrotto dai fatti dell’11 settembre. In questo periodo, inoltre, scopre di avere un cancro ai polmoni (“l’alieno”).

La storia dell’Uomo è anzitutto e soprattutto una storia di coraggio: la prova che senza il coraggio non fai nulla, che se non hai coraggio nemmeno l’intelligenza ti serve. E il coraggio ha molti volti: il volto della generosità, della vanità, della curiosità, della necessità, dell’orgoglio, dell’innocenza, dell’incoscienza, dell’odio, dell’allegria, della disperazione, della rabbia, e perfino della paura cui rimane spesso legato da un vincolo quasi filiale. Però esiste un coraggio che non ha niente a che fare con quei tipi di coraggio: il coraggio cieco e sordo e illimitato, suicida, che nasce dall’amore.

fallaci-orianaLe sue riflessioni in merito agli attentati hanno suscitato polemiche ed elogi: nei suoi scritti Oriana Fallaci denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, non riesce a difendersi; secondo il suo pensiero, si sta verificando il tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell’Occidente (“teoria di Eurabia”).

Muore nel 2006 all’età di 77 anni a causa di un peggioramento del cancro; il suo desiderio era quello di morire nella città natale.

Voglio morire nella torre dei Mannelli guardando l’Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà. Azionisti, liberali e socialisti. Ci andavo da bambina, con il nome di battaglia di Emilia. Portavo le bombe a mano ai grandi. Le nascondevo nei cesti di insalata.

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