Jean-Paul Sartre, uno dei più importanti esponenti dell’esistenzialismo, (quasi) Premio Nobel per la letteratura, è stato uno scrittore, un critico letterario e un filosofo di notevole influenza.

Sartre nasce nel 1905 a Parigi da una famiglia borghese; il padre, morto quando il piccolo aveva appena quindici mesi, lasciò un vuoto paterno che venne ben presto occupato dal nonno, il quale educò fin da subito il nipote. Venne a contatto con il mondo letterario grazie alla biblioteca di casa e si dice che preferisse leggere un libro piuttosto che socializzare con gli altri bambini.

 

Noi non abbiamo né dietro a noi, né dinanzi a noi, in un dominio luminoso dei valori, delle giustificazioni o delle scuse. Siamo soli, senza scuse.

La madre, quando il figlio ebbe compiuto dodici anni, decise di risposarsi con un ingegnere della Marina, Joseph Mancy, da Sartre sempre detestato: questi anni furono per lui molto dolorosi, anche a causa del trasferimento in una nuova cittadina dove venne a contatto con i liceali del posto, rendendosi spesso vittima del loro bullismo per via del suo aspetto e del suo carattere schivo e introverso.

È dunque questa, la Nausea: quest’accecante evidenza? Quanto mi ci son lambiccato il cervello! Quanto ne ho scritto! Ed ora lo so: io esisto — il mondo esiste — ed io so che il mondo esiste. Ecco tutto. Ma mi è indifferente. È strano che tutto mi sia ugualmente indifferente: è una cosa che mi spaventa. È cominciato da quel famoso giorno in cui volevo giuocare a far rimbalzare i ciottoli sul mare. Stavo per lanciare quel sassolino, l’ho guardato, ed è allora che è incominciato: ho sentito che esisteva. E dopo, ci sono state altre Nausee; di quando in quando gli oggetti si mettono ad esistervi dentro la mano. C’è stata la Nausea del «Ritrovo dei ferrovieri» e poi un’altra, prima, una notte in cui guardavo dalla finestra, e poi un’altra al giardino pubblico, una domenica, e poi altre. Ma non era mai stata così forte come oggi.

Nel 1920 Sartre venne portato a Parigi: la madre, preoccupata del suo cattivo stato di salute, sospettò che fosse il nuovo ambiente a lui ostile ad esserne la causa; è qui che continua i suoi studi in maniera positiva, stringendo amicizia con Paul Nizan e conseguendo una laurea in filosofia qualche tempo dopo.

Durante la guerra, viene arruolato e, dopo la sconfitta francese del 1940, viene imprigionato: solo grazie alla cecità del suo occhio e ad un documento falso riuscirà ad evadere. Nel periodo successivo Sartre ottiene un grandioso successo letterario; fonda addirittura la rivista “Les Temps Modernes”, grazie alla quale diffonde le proprie idee di una scrittura impegnata: “lo scrittore è presente, qualunque cosa faccia, segnato, compromesso fino al suo più lontano ritiro dall’attività (…) Lo scrittore è in situazione nella sua epoca”.

Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un’impresa. Bisogna avere un’energia, una generosità, un accecamento… C’è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai piú.

Da questo momento in poi l’impegno politico e filosofico di Sartre raggiunge i massimi livelli, ma negli anni sessanta la sua salute subisce un drastico peggioramento, anche a causa di un utilizzo eccessivo di alcool, tabacco e soprattutto droghe.

Nel 1964 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura “per il suo lavoro, che, ricco di idee e pieno di spirito di libertà e ricerca della verità, ha esercitato una profonda influenza sulla nostra epoca”, che però rifiutò, motivando il rifiuto col fatto che solo a posteriori, dopo la morte, sia possibile esprimere un giudizio sull’effettivo valore di un letterato.

Non voglio essere letto perché Nobel, ma solo se il mio lavoro lo merita.

Il Premio Nobel, assieme ad altri stimatissimi riconoscimenti, secondo lui avrebbero negato la sua libertà, facendo della sua posizione di scrittore un’istituzione.

Colpito nel 1973 da un ictus, che gli lasciò una parziale paralisi del volto e del braccio, non fu più in grado di leggere o scrivere, dunque continuò a produrre le proprie opere e saggi sotto dettatura. Oltre alla cecità quasi totale, perde l’udito e viene colpito da disturbi respiratori. Muore di edema polmonare nel 1980.

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