PREMIO NOBEL PER LA PACE 2014

“Io sono Malala” ti conduce senza titubanze, dolcemente, ma in modo deciso, nel suo mondo. Nessuna barriera tra il lettore e la protagonista, che introduce immediatamente l’accaduto: un anno fa sono uscita di casa per andare a scuola, e non ci sono mai più ritornata. Sono stata colpita da una pallottola talebana […]

 

Malala abita nello Swat, il suo paradiso personale: ci sono montagne e valli, un fiume che scorre e incornicia tutto il paesaggio, numerosi alberi da frutto che regalano raccolti saporiti e succosi, fiori colorati di ogni tipo e profumo, un’armonia di colori e suoni che solo in un quadro come quello che ritrae lo Swat possiamo ritrovare.

Malala è una ragazzina come le altre: le piacciono i vestiti, i telefilm americani come Ugly Betty e la saga di Twilight (con le amiche gioca ai vampiri); litiga quotidianamente coi fratelli minori, passa molto tempo ad acconciarsi i capelli e, sopra ogni cosa, ama i libri e lo studio. Per questo motivo è in perenne sfida con le sue compagne di classe, una in particolare, per ottenere i voti migliori e risultare la più brava, cosa che la mette spesso in tensione.

A tutte le ragazze che hanno affrontato l’ingiustizia e sono state zittite. Insieme saremo ascoltate.

Malala conduce una vita normale, si sveglia la mattina (non presto perché le piace davvero molto dormire!), fa un abbondante colazione prima di dirigersi a scuola con le amiche, frequenta le lezioni e ha qualche difficoltà coi numeri, quindi la materia più impegnativa è sicuramente la matematica; quella preferita, invece, è la fisica, grazie alla quale si possono spiegare tutti i fenomeni della realtà.

Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano a fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne. (Mohammad Ali Jinnah)

Malala ha addirittura ricevuto delle attenzioni da parte di un ragazzino, ma a lei non interessano ancora queste cose: vuole rimanere focalizzata su cose davvero importanti, soprattutto quando un giorno, tornando a casa, trova due bambini, pressappoco della sua età, che invece di essere a scuola con lei si ritrovano in mezzo all’immondizia a cercare tra i rifiuti materiali recuperabili da rivendere per qualche spicciolo.

Dapprima vennero a cercare i socialisti, e io non dissi niente perché non ero socialista; poi vennero a cercare i sindacalisti, e io non dissi niente perché non ero un sindacalista. Poi vennero a cercare gli ebrei, e io non dissi niente perché non ero ebreo. Poi vennero a cercare i cattolici, e io non dissi niente perché non ero cattolico. Poi vennero a cercare me, e non c’era rimasto nessuno che parlasse in mia difesa. (Martin Niemoller)

Perché Malala comincia a comprendere che lo Swat non è solo una valle di felicità, esistono troppe persone che non riescono a vedere questo suo paradiso, ma che vivono quotidianamente nella povertà e nell’insicurezza, nella sporcizia e nella fame. Allora Malala, ragazzina come le altre, ma con un grande cuore, decide che è arrivato il momento di agire e di cambiare il mondo: ecco che inizia il suo percorso verso il diritto universale allo studio.

I talebani divennero nemici giurati delle arti, della cultura e della storia. Distrussero tutto ciò che era antico, e non lo sostituirono con niente di nuovo. Si impadronirono della Montagna di Smeraldo con la sua grande miniera e cominciarono a venderne le belle pietre per comprare le loro brutte armi.

Interviste, rubriche e presenze alle più importanti conferenze sull’argomento: Malala ingrandisce sempre più la sua fama di combattente per tutti i bambini del mondo a cui viene rubato il diritto all’istruzione. Malala è una guerriera coraggiosa, in grado di affrontare la paura che infrange il silenzio.

L’istruzione non è né occidentale né orientale, è un diritto umano.

Ma il silenzio, soprattutto per una donna, è imperante per alcune fazioni: Malala non è più vista di buon occhio e comincia a diventare un problema, un grande problema di cui liberarsi. Ecco che torniamo al prologo in cui, senza giri di parole, Malala ci racconta ciò che è stato: un anno fa sono uscita di casa per andare a scuola, e non ci sono mai più ritornata. Sono stata colpita da una pallottola talebana […]

Alcuni di noi scelgono vie buone e altri vie cattive. La pallottola sparata da una persona mi ha colpito, mi ha fatto gonfiare il cervello, mi ha rubato l’udito e ha tagliato il mio nervo facciale sinistro, tutto nello spazio di un secondo. Ma passato quel secondo ci sono stati milioni di persone che hanno pregato per la mia vita e medici bravissimi che mi hanno restituito il mio corpo.

Malala ad oggi continua la sua faticosa lotta senza sosta: il suo fondo sta raccogliendo moltissimi contributi in favore della causa, e il suo desiderio rimane quello di vedere finalmente la pace e l’istruzione estesa a tutti quanti.

Oggi mi sono guardata allo specchio e mi sono fermata a riflettere. Una volta chiedevo a Dio quattro o cinque centimetri di altezza in più, ma in cambio lui mi ha resa alta come il cielo, talmente alta che non sono più in grado di misurarmi.

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