È giunta l’ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui la felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. […] Il concetto di felicità non è neppure definibile. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità. Cosa e dove saremmo senza la nostra infelicità? Essa ci è, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.

 

Proprio così! Tutto ciò che abbiamo letto fino ad ora, tutti quei consigli e quelle perle di saggezza per raggiungere uno stato illusorio di felicità, tutti quei guru pronti a dispensare guide in pillole al nostro servizio… tutto sbagliato! Perché privarci di questi nostri stati di irrequietudine, di tutti questi pensieri angoscianti, di quella familiare sensazione di tristezza e infelicità?

Niente paura: per combattere le mode del secolo, ecco un breve e simpatico manualetto in grado di fornire degli stratagemmi utili e interessanti per alimentare tutta questa nostra capacità di autocommiserarci!

… ci si può creare l’infelicità anche nel chiuso della propria mente.

 

E uno dei modi più semplici per far ciò è rimanere sempre convinti che il nostro punto di vista sia il solo e unico punto di vista ragionevole. Niente di più facile cari lettori! Basta rimanere fedeli a se stessi, indipendentemente dalla ragionevolezza delle nostre convinzioni e dal modo di girare del resto del mondo.

Si dice che il tempo guarisca ferite e dolori. È senz’altro possibile proteggersi da questo effetto del tempo e fare del passato una fonte di infelicità.

 

Per far ciò, ecco che Paul Watzlawick ci viene in soccorso proponendo alcuni deliziosi trucchetti e giochini, come ad esempio “La moglie di Lot” o “capacità di saper guardare sempre indietro anche quando questo può trasformarci in statue di sale”, oppure “Il fatale bicchiere di birra” o “capacità di incolpare il passato per le decisioni che prendiamo oggi e domani, vittime ineluttabili del nostro destino”, o ancora “La chiave perduta” o “capacità di persistere in qualcosa nonostante i palesi limiti di quel qualcosa”.

Nella vita esistono due tragedie. La prima è la mancata realizzazione di un intimo desiderio, l’altra è la sua realizzazione. (George Bernard Shaw)

 

Ma questo concetto è solo per le menti più fini e abili nel diventare creatori e artefici della propria infelicità!

L’uomo è infelice perché non sa di essere felice. Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante… (Dostoevskij)

 

Un saggio ironico sul mondo degli uomini, gli unici essere viventi capaci di rendersi autonomamente infelici mentre sono così impegnati a cercare la felicità. Che poi, alla fine, cos’è la felicità? Gli espedienti escogitati per ottenere il suo opposto, così facile da trovare, sono numerosi e immediati, e Paul Watzlawick vuole darci giusto qualche indicazione per aiutarci in questa facile impresa, mettendoci talvolta di fronte a noi stessi e alle nostre piccole follie infelici.

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