Il testo davanti al quale ci troviamo è un piccolo libricino, una raccolta di racconti brevi scritti dall’amatissimo autore Edgar Allan Poe, brillante maestro dell’horror che, attraverso atmosfere cupe e angoscianti, riesce a creare mondi inquietanti e ricchi di suspense.

Poe è in grado di tirare le fila di un teatro grottesco, suscitando un certo disagio psicologico che avvinghia il lettore, trascinato in un vortice crescente di ansia e terrore, raggiungendo il culmine mediante la comprensione agghiacciante attraverso le esperienze e gli occhi dei personaggi.

Il pozzo e il pendolo

Il primo racconto ci travolge per la crudeltà in cui giace il malcapitato protagonista.

E’ come se, lentamente e a fatica, aprissimo gli occhi con lui, rendendoci conto progressivamente dell’oscurità in cui si trova disteso.

Il torpore dell’incoscienza sparisce poco a poco, facendo emergere suoni, movimenti, sensazioni, la follia in cui si è piombati.

“Poi la semplice consapevolezza dell’esistenza, senza il pensiero, una condizione che durò a lungo. Poi, davvero all’improvviso, il pensiero, e un vibrante terrore, e il disperato tentativo di comprendere la mia vera situazione. Poi un profondo desiderio di tornare nell’incoscienza. Poi un vigoroso svegliarsi dell’anima e un riuscito tentativo di muovermi. E, infine, la piena memoria del processo, dei giudici, dei neri arazzi, della sentenza, della nausea e del fatto che ero svenuto.”

 

Ci troviamo nel periodo dell’Inquisizione, dove la mano del potere infierisce impietosa su chiunque si opponga al volere degli uomini di chiesa, talvolta spinti dalla bramosia di ricchezze e stragi, dimentichi della fede e della religione da cui sono stati investiti.

“Qui l’empia folla dei torturatori alimentò i lunghi furori, non sazia del sangue innocente.”

 

Torture tremende si susseguono, in un crescendo verso la follia: la morte o la pazzia, cedere alle trappole senza dimenarsi inutilmente contro il proprio destino per mantenere la sanità mentale, accettare la sorte crudele imposta da un tribunale feroce e ingiusto.

Lo scarabeo d’oro

Il secondo racconto di questa breve raccolta narra di una strana avventura che coinvolge diversi personaggi e un piccolo scarabeo dorato che condurrà loro verso la fortuna.

Un mistero intorno ad un teschio e ad un bigliettino di pergamena che nasconde le indicazioni per raggiungere un luogo straordinario, un nobile signore caduto in miseria aiutato dal suo fedele servo e dall’amico, incredulo di fronte a tanti fatti meravigliosi.

“La mente si sforza di stabilire una connessione, un nesso fra causa ed effetto e, non riuscendoci, subisce una sorte di paralisi temporanea.”

Un indovinello da risolvere, dei caratteri numerici e simbolici da decifrare attraverso il metodo dell’analisi delle frequenze, un po’ di coraggio e, infine, una cassa piena di oro. Ecco gli ingredienti di quest’avventura dipinta da Poe.

Il gatto nero

Quanti di noi si sono soffermati, nel corso della propria vita, su alcune delle superstizioni maggiormente diffuse?

Passare sotto una scala aperta, rovesciare il sale a tavola, rompere specchi e gatti neri sono eventi assolutamente da evitare se si vuole vivere serenamente.

Il protagonista di questo racconto è un uomo affetto da problemi di alcolismo, che lo portano ad esternare violentemente la sua rabbia e frustrazione, dapprima sul suo fedele animale domestico, un gatto nero che, prima di venire crudelmente massacrato, lo seguiva ovunque, e successivamente sulla sua consorte.

“Nell’amore disinteressato e altruista di un animale c’è qualcosa che va direttamente al cuore di colui che ha spesso occasione di provare l’amicizia meschina e la fedeltà inconsistente degli essere umani.”

Il ritratto ovale

Racconto che ricorda vagamente il più famoso Dorian Gray, narra del rifugio che il protagonista trova in un castello abbandonato, a seguito di una ferita che non gli permette di trascorrere la notte fuori.

Qui viene rinvenuto un libro ricco di dettagli circa i numerosi quadri appesi lungo le mura e, casualmente, il nostro protagonista si accorge di un dipinto particolare, rappresentante una bellissima donna, la quale pare quasi viva.

Preso dalla curiosità, insieme a lui scopriamo i segreti racchiusi in quella tela: l’amore, la bellezza, la vita, la realtà.

Tutto immortalato per sempre in uno sguardo eterno che saluterà ogni volta il nuovo ospite del castello, per sempre, in un eterno ammiccare misterioso.

La maschera della morte rossa

La morte è scesa sul paese, la morte non risparmia nessuno, la morte aleggia crudele innescando sentimenti di orrore e provocando terribili segni indelebili sulla pelle delle persone.

La morte ha deciso di non provare pietà, di colpire chiunque, vecchio o bambino, uomo o donna, ricco o povero. Nessuno può pensare di essere al sicuro. Tranne il principe Prospero.

Una fortezza può difendere i suoi cortigiani, feste e balli in maschera, banchetti sontuosi e intrattenimenti vari possono distogliere l’attenzione dal terrore, tenendo fuori dalle mura la Morte rossa.

Ma chiunque osi sfidare la Morte gioca una partita pericolosa, al termine della quale non può far altro che perdere.

E la Morte rossa avanza, inesorabilmente, verso chiunque si opponga, lasciando alle sue spalle la desolazione dell’inevitabile.

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