Oggi parliamo di quello che viene definito “editor”. Questa figura si distingue da quella del curatore, ed è colui che si occupa del miglioramento dei testi da pubblicare, sia da un punto di vista strutturale (trama, coerenza, costruzione di scene e personaggi…) sia da un punto di vista stilistico e linguistico.

Possiamo dire che è la persona meno apprezzata dagli scrittori perché spesso mette mano sulle opere in modo molto incisivo, talvolta arrivando addirittura a rivoluzionare le storie.

Grazia Cherchi, riferendosi al ruolo degli editori, non parla di “collaboratori dello scrittore”, bensì di lettori competenti che si rendono disponibili nei confronti degli autori, contribuendo con i loro pareri ad un generale miglioramento del prodotto finale. Pareri che lo scrittore può accettare o meno.

Questo lavoro, nel campo editoriale, è uno dei più duri: l’editor, secondo le parole della Cherchi, deve avere una certa dose di masochismo perché non fa altro che mettere da parte la propria personalità per abbracciare totalmente quella di qualcun’altro, il tutto senza che i suoi sforzi e il suo impegno siano riconosciuti (se non attraverso un ringraziamento verbale), rimanendo nel buio e nell’anonimato.

Senza contare che nella maggior parte dei casi gli autori non fanno che lamentarsi del fatto che l’editore abbia tagliato parti fondamentali, modificato sequenze centrali, alterato contenuti.

Con ironia la Cherchi cita anche una poesia dedicatale dall’amico e scrittore Stefano Benni, che simpaticamente recita:

“Grazia ha telefonato:

<Finalmente mi hai mandato

un vero romanzo

asciutto e stringato.>

Grazia, da mesi di dirtelo tento,

era la lettera di accompagnamento”.

Positivo o negativo che sia, è innegabile che oggi ci siano pochissimi scrittori che non necessitino di editing, cioè di una “lettura dettagliata, disinteressata e irta di suggerimenti e modifiche”.

Tutt’ora rimane aperto il dibattito sulla possibilità di sottoporre a questa fase i testi.

Alcuni personaggi, come Filippo La porta, si sono espressi a sfavore, condannando l’utilizzo di questa modalità di intervento così invasiva e chiedendone la sopressione.

Rimane comunque la certezza che spesso e volentieri alcuni testi, senza la revisione da parte di qualcuno preposto al ruolo, rimangono di difficile comprensione… e non per i concetti profondi che nascondono!

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