Vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, Grazia Deledda è stata una scrittrice molto amata nel panorama letterario italiano.

Grazia Deledda nasce nel 1871 a Nuoro, in una famiglia benestante e molto numerosa (ben 7 figli!). Il padre era amante della letteratura: egli stesso componeva versi in sardo e stampava una rivista. Grazia, dopo aver terminato la scuola elementare, viene seguita da un professore privato: quest’ultimo le insegnò italiano, latino, francese; amante dello studio, ella proseguì da autodidatta.

Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri.

Di fondamentale importanza per la sua formazione fu l’amico archivista Enrico Costa, anch’egli scrittore, che comprese fin da subito il talento letterario di Grazia Deledda. La famiglia della giovane scrittrice, però, dovette affrontare un periodo di profonda crisi: il fratello maggiore divenne alcolizzato, il minore venne arrestato per furti, il padre morì causando gravi difficoltà economiche, così come morì una delle sorelle.

Grazia_Deledda_Grazia Deledda inizia a scrivere i suoi primi racconti e, nel 1888, li invia a Roma, dove vengono pubblicati sulla rivista “L’ultima moda”. Comincia successivamente a pubblicare i suoi romanzi e le sue raccolte di novelle, alcuni sotto pseudonimo. Ben presto la critica si accorge di lei e accoglie positivamente i suoi lavori.

Ho vissuto coi venti, coi boschi, con le montagne.  Ho mille volte appoggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie; ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente; ho ascoltato i canti e le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo, e così si è formata la mia arte, come una canzone od un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo.

Qualche anno più tardi, Grazia sposa Palmiro Madesani, impiegato al Ministero delle Finanze, lavoro che abbandona molto presto per dedicarsi all’attività di agente letterario della moglie; ebbero due figli, Franz e Sardus. Il successo non tarda ad arrivare ed inizia così un fervente periodo letterario, dove romanzi ed opere teatrali si alternano uno dopo l’altro. Lo stesso Giovanni Verga ne apprezzerà le doti di scrittrice.

Grazia Deledda col marito e il figlio

Grazia Deledda col marito e il figlio

Spesso viene considerata un’esponente della corrente letteraria del Verismo: lei stessa, collaborando alla rivista “L’ultima moda”, si rese conto di doversi avvicinare ad un linguaggio molto diverso rispetto a quello utilizzato dalla prosa italiana di quelle riviste, un modo di scrivere teso alla vita di tutti i giorni; e infatti la tematica principale della sua poetica fu il mondo sardo, ritratto in tutti i suoi momenti quotidiani e nelle sue atmosfere.

Risale al 1926 il Premio Nobel per la letteratura, “per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”. Nonostante l’importante riconoscimento, i suoi conterranei furono i critici più spietati: gli intellettuali sardi del periodo, infatti, non apprezzarono mai le sue opere, gran parte delle quali aveva trovato la sua ambientazione proprio a Nuoro, suo paese d’origine, descritto come terra rude e arretrata.

Mutiamo tutti, da un giorno all’altro, per lente e inconsapevoli evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano.

Grazia Deledda muore nel 1936 a causa di un tumore al seno.

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