Daniel Pennac è uno scrittore francese che è riuscito a conciliare il lavoro artistico con quello pedagogico, ricevendo addirittura la Laurea ad Honorem in Pedagogia. Secondo Pennac non bisogna farsi domande su quanto si è letto poiché “le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità”.

Nel suo libro “Come un romanzo”, Pennac elenca in 10 punti quelli che secondo lui sono i diritti del lettore, creando un vero e proprio decalogo della lettura schierato contro il principio più comune che ci dice che “leggere è un dovere”.

 

1 – IL DIRITTO DI NON LEGGERE

Chi ci impone di dover leggere qualcosa? Leggere è un dovere è il principio più errato e, probabilmente, quello che più ci allontana dalla lettura e dal piacere che essa provoca. Un lettore può e deve liberamente scegliere se e cosa leggere.

 

2 – IL DIRITTO DI SALTARE LE PAGINE

Chi non si è sentito in colpa ad ignorare quelle due o tre pagine magari ricche di descrizioni dettagliate di un antico mobilio del 700, ricchi di digressioni su come quel pezzo pregiato sia stato fabbricato dalle mani esperte di quel famoso falegname… Secondo Pennac saltare quei momenti di agonia che ti farebbero lasciare il libro lì dov’è non è un peccato mortale!

 

3 – IL DIRITTO DI NON FINIRE UN LIBRO

Strettamente correlato al punto 2, troviamo un altro terribile senso di colpa: quello di non terminare la lettura. Ci sentiamo in dovere (verso chi poi?) di arrivare all’ultima parola dell’ultima pagine, per poi affermare come quel libro non ci sia per niente piaciuto o quanta noia ci abbia arrecato. E allora, suggerisce il nostro Pennac, perché non chiuderlo lì, a metà ad esempio, e passare ad altra lettura?

 

4 – IL DIRITTO DI RILEGGERE

Quando amiamo un libro difficilmente riusciamo a distaccarcene. Ci sono quelle pagine che, lette e rilette, rimangono nel cuore. E pazienza se stiamo “rubando del tempo” a tutti quei libri che ancora non abbiamo avuto il piacere di conoscere (e forse non conosceremo mai). Rileggere ciò che ci fa sognare e ci coinvolge è una delle scelte migliori che un lettore possa fare!

 

5 – IL DIRITTO DI LEGGERE QUALSIASI COSA

Ci sono “buoni e “cattivi” romanzi, ci dice Pennac. Detto questo, ognuno è assolutamente libero di leggere sia gli uni che gli altri. Senza per questo dover sorbirsi critiche da parte degli altri lettori. Se un libro definito “commerciale” riesce a vendere tanto, probabilmente è perché lo stile dello scrittore o la trama risultano coinvolgenti per molte persone. E non è nemmeno lecito criticare, per partito preso, un romanzo o l’altro, ma questa è solo una mia opinione.

 

6 – IL DIRITTO AL BOVARISMO

Ciascuno ha il sacro diritto di provare emozioni, di essere coinvolto in ciò che legge, di amare i personaggi del libro, di vivere quelle stesse storie, di sognare, di gioire o piangere ad ogni pagina… Questo è uno dei diritti più importanti: la lettura esiste per questo!

 

7 – IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE

Esiste forse un luogo privilegiato dove gustarsi un buon libro? Un lettore è colui che si porta i suoi libri ovunque egli vada, tirati fuori ogni qualvolta gli sia possibile, quando la vita lo permette o quando è talmente opprimente da renderlo necessario!

 

8 – IL DIRITTO DI SPIZZICARE

Ebbene sì: si può leggere anche una pagina qua e là, senza per forza leggere un libro dalla prima all’ultima riga. Sfogliare un testo, magari in un mercatino dei libri usati o in biblioteca, trovando spunti tra un paragrafo e l’altro, saltando da un titolo ad una citazione… Anche questo è il piacere della lettura.

 

9 – IL DIRITTO DI LEGGERE A VOCE ALTA

Non per forza la lettura si esplica nel silenzio della propria stanza: talvolta il piacere di assaporare le parole pronunciate ad alta voce non ha prezzo.

 

10 – IL DIRITTO DI TACERE

[…]

 

 

L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. Non gli offre alcuna spiegazione definitiva sul suo destino ma intreccia una fitta rete di connivenze tra la vita e lui.

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