[tratto da Cambia rotta!]

Nella meditazione pratichiamo l’essere presenti, pienamente presenti alla nostra esperienza, scandagliando le illusioni della mente condizionata e ponendo fine alla sofferenza.

Il dolore è inevitabile poiché siamo vivi e possediamo una forma fisica. La sofferenza nasca dalla resistenza al dolore, dal volere qualcos’altro rispetto a quel che è. La sofferenza può essere qualsiasi cosa, dal più profondo dolore all’irritazione per il traffico. Probabilmente, il miglior sinonimo per descrivere la sofferenza è insoddisfazione. Soffriamo quando opponiamo resistenza a ciò che è.

La meditazione è una tecnica per arrivare QUI. La mente condizionata è un processo, come pure un risultato, della distrazione abituale. L’attenzione svolazza da una cosa all’altra, a un’altra ancora (pensieri, sensazioni fisiche, emozioni, ricordi, programmi, colori, luci, conversazioni, ecc.) e solo brevemente attraversa il qui/ora. La vita accade qui/ora. Tutto ciò che non è qui/ora è illusione. Il costante strappo da una consapevolezza conscia di un unico tempo e luogo nel presente mantiene l’illusione di altre, facoltative, realtà parallele.

La meditazione è praticata nel mondo da migliaia di anni. Nelle culture in cui la meditazione è un aspetto integrante della vita, i praticanti hanno imparato che sedere con una certa postura – la spina dorsale dritta, il corpo rilassato – contribuisce moltissimo a essere presenti. Sedere in questa posizione riduce al minimo il dolore fisico e la sonnolenza.

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In una seduta di meditazione emergerà di tutto. Se due parti di voi sono ugualmente impegnate nel dire sì e nel dire no, potreste cadere in una sorta di braccio di ferro sulla meditazione. Praticando capirete se alla parte di voi che dice “no” in realtà non importa nulla della meditazione, e vuole semplicemente che voi falliate. Scoprirete anche se la parte che dice “sì” vuole veramente meditare o sta solo cercando di essere una “persona a posto”.

Nella meditazione incontrerete il condizionamento che ha controllato la vostra vita. Non vi dirà: “oh, non vuoi più soffrire? Vuoi essere padrone della tua vita? Non vuoi che ti renda infelice? Va bene, non c’è nessun problema.” Al contrario! Vi ostacolerà con le unghie e con i denti. Quelle voci che avete sempre creduto che fossero voi stessi, quelle che sono abituate a essere al comando, cominceranno a organizzare campagne contro questa storia della meditazione. La mia esortazione è: non rinunciate. Potete batterle. Per quanto difficile possa essere crederci, quando le voci protestano a voce alta, le vostre risorse sono più grandi.

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