Tito Livio fu un famoso storico romano e compose una delle opere più monumentale del suo tempo, la storia di Roma intitolata “Ab urbe condita”.

 

Non so se vale davvero la pena raccontare tutte le vicende del popolo romano fin dai primordi di Roma. E quand’anche ne fossi convinto, non oserei affermarlo apertamente. Mi rendo ben conto infatti che questa è materia antica e già sfruttata; e poi, di continuo, si fanno avanti nuovi storici che presumono di apportare qualche dato più sicuro agli eventi narrati o di superare con il loro stile più raffinato il rozzo narrare degli antichi.

 

Tito Livio, di origini plebee, nacque nel 59 a.C. a Padova, dove venne educato come da consuetudine per l’epoca: prima imparò i rudimenti di latino e greco, poi studiò retorica. Per completare gli studi si recò a Roma, dove conobbe Augusto cin cui instaurò buoni rapporti.

 

Le grandi ambizioni rendono grandi gli animi.

 

Per celebrare la città e l’impero, nel 27 a.C. iniziò a lavorare alla sua grandiosa opera, “Ab urbe condita”, 142 libri nei quali raccontò, in forma annalistica, tutta la storia della città, dalla sua fondazione nel 753 a.C. fino alla morte del figliastro di Augusto, Druso, avvenuta nel 9 a.C, diventando uno degli storici più importanti.

 

Tutti sanno che, sotto un buon condottiero, non ha grande valore la fortuna, ma sono a prevalere l’intelligenza e la razionalità.

 

L’opera venne poi divisi in decadi (gruppi di 10 libri); a noi sono giunti solo 35 libri, degli altri possediamo solo frammenti o riassunti. Il suo intento fu quello di celebrare gli antichi valori della tradizione che resero Roma capitale dell’Impero, denunciando di contro la decadenza morale. Secondo lui la storia è “Magistra Vitae”, cioè maestra di vita da un punto di vista educativo e morale, è per questo motivo che bisogna preservarne il ricordo.

 

L’invidia è cieca, né altro sa fare che sminuire il valore altrui, corrompendo gli onori ed i meriti che uno si merita.

 

Augusto affidò a Tito Livio l’educazione del nipote, nonché futuro imperatore, Claudio. Scrisse anche altri trattati di argomento filosofico e retorico, che purtroppo non sono giunti a noi. Ritornato a Padova, Tito Livio morì nel 17 d.C.

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