Denis Diderot, uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo, è stato un filosofo, scrittore e critico d’arte francese, nonché promotore della realizzazione dell’Enciclopedia, di cui scrisse circa 5000 voci.

 

La poesia deve avere in sé qualcosa che è barbaro, immenso e selvaggio.

 

Denis Diderot nasce a Langres nel 1713; contro la volontà dei familiari, lascia la vita clericale per dedicarsi agli studi; trasferitosi a Parigi, consegue il titolo di magister artium.

Inizia così la sua vita professionale, dapprima trovando occupazione nello studio di un procuratore, successivamente come traduttore, scrivano pubblico e precettore.

 

È facile criticare giustamente; e difficile eseguire anche mediocremente.

 

È in questo periodo che, venendo a contatto con diversi salotti letterari, inizia a coltivare in sé quegli ideali illuministi di cui sarà uno dei più importanti esponenti; oltre a numerose traduzioni, dà alla luce alcune delle sue opere, come i “Pensieri filosofici”, “La sufficienza della religione naturale” e “La passeggiata dello scettico”, nelle quali esprime le sue critiche contro gli atteggiamenti intolleranti e superstiziosi.

 

Colui che avrà studiato se stesso sarà a buon punto nella conoscenza degli altri.

 

Inizia anche ad abbozzarsi il progetto dell’Enciclopedia, ma viene imprigionato nel castello di Vincennes per la “Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono”, considerato un manifesto dell’ateismo; Diderot viene liberato grazie alle intercessioni di alcuni amici e dopo aver firmato una lettera di sottomissione in cui promette di non scrivere più “contro la religione e la morale”.

 

Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona.

 

 

Riprende dunque il progetto dell’Enciclopedia in collaborazione con d’Alembert, il quale però abbandonerà presto il lavoro: l’opera rappresenta un vero e proprio ideale, una battaglia per la diffusione della cultura, un’educazione del popolo che andasse oltre la ristretta cerchia dei nobili.

 

Non avremo mai uno sviluppo scientifico e tecnico finché tutti gli artigiani tengono i loro segreti.

 

In questo periodo Diderot si dedica anche ad altre pubblicazioni: “L’interpretazione della natura”, “Sogno di d’Alembert”, i romanzi “La monaca” e “Jacques il fatalista e il suo padrone”, le opere teatrali “Il figlio naturale” e “Il padre di famiglia”, il trattato “La poésie dramatique” e il “Paradosso sull’attore”.

 

Con la virtù si fanno soltanto quadri tranquilli e freddi; sono la passione e il vizio quelli che animano le composizioni del pittore, del poeta, del musicista.

 

Nel 1759 l’Enciclopedia viene presa di mira dalla censura del Parlamento di Parigi e Papa Clemente XIII inserisce l’opera nell’Indice dei libri proibiti, ma il lavoro continua e vengono pubblicati altri 10 volumi. La stesura dell’Encyclopédie si concluderà nel 1772.

 

Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene.

 

Nel 1773 Diderot si reca a San Pietroburgo, dove prepara alcuni progetti di riforma dell’istruzione e della società per l’imperatrice Caterina II di Russia, senza però che vengano realizzati. Tornato a Parigi, provato dalla salute ormai instabile, trascorse una vita ritirata, dedicandosi alla scrittura. Nel 1784 viene colpito da ictus e, poco dopo, muore a causa di un attacco cardiaco.

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