La favola del Piccolo Principe è un racconto che colpisce dritto il cuore, di adulti e bambini, o probabilmente più quello degli adulti. La figura del Piccolo Principe è una di quelle immagini che rimangono impresse, con la sua esile presenza di sempiterno bambino, con gli occhi grandi, lucenti e curiosi, avido di sapere, bramoso di conoscenze, desideroso di amicizie, alla ricerca di un senso da dare al tutto.

 

Dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano).

 

Il Piccolo Principe è chiunque senta, nel profondo del suo cuore, l’esigenza di cercare, di guardarsi attorno, per trovare qualcosa che soddisfi la sua solitudine.

 

“Si è un po’ soli nel deserto…”

Si è soli anche con gli uomini”, disse il serpente.

 

Un vecchio re che impartisce ordini su un pianeta disabitato, un vanitoso che cerca ammirazione e lodi, un ubriacone che desidera solo dimenticare la vergogna per una vita passata a bere, un uomo d’affari che conta le stelle poiché pensa di possederle tutte quante, un lampionaio che passa la sua vita ad accendere e spegnere ad ogni secondo un lampione per illuminare il pianeta su cui vive, un geografo che non conosce come sia fatto realmente il mondo e aspetta di sentirselo raccontare dai viaggiatori che arrivano al suo pianeta…

 

Quest’uomo, si disse il piccolo principe, continuando il suo viaggio, quest’uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri, dal re, dal vanitoso, dall’ubriacone, dall’uomo d’affari. Tuttavia è il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perché si occupa di altro che non di se stesso.

 

E poi ancora una volpe e un serpente che regalano al Piccolo Principe insegnamenti preziosi, facendogli conoscere il prezzo della felicità e dell’amore.

 

Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.

 

Sebbene il Piccolo Principe riesca a conoscere numerosi personaggi tutti diversi fra loro, questa profonda malinconia permane in quei suoi occhi grandi, così grandi da mostrare tutta la loro tristezza per quei mondi strani e incomprensibili, per quelle strane smanie degli uomini che non sanno spiegare nemmeno a loro stessi.

 

Che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile. […] Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

 

E quindi il Piccolo Principe non deve far altro che tornare a casa, lasciandosi alle spalle tutte queste strambe stravaganze degli adulti, tutti queste insolite bramosie che affliggono loro quanto lui.

 

Per voi che pure volete bene al piccolo principe, come per me, tutto cambia nell’universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa. Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto cambia…

Ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza.

 

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