Non è sorprendente che ci siano più cose in Cielo e in Terra di quante ne sogni la nostra filosofia; e la nostra fisica.

Se anche tu sei appassionato di fisica, ma non hai mai approfondito la materia nel corso dei tuoi studi, questo libro ti fornirà un grande aiuto!

Certo, ci vuole un percorso di apprendistato per digerire la matematica di Riemann. Ci vuole un po’ di impegno e fatica. Ma meno di quelli necessari per arrivare a sentire la rarefatta bellezza di uno degli ultimi quartetti di Beethoven. In un caso e nell’altro, il premio è la bellezza, e occhi nuovi per vedere il mondo.

In sette veloci capitoli, Carlo Rovelli illustra in modo limpido e semplice quelle che sono le leggi che governano l’universo: la relatività generale di Einstein, la meccanica quantistica e la gravità quantistica vengono descritte in modo da essere rese comprensibili anche al lettore più inesperto. I punti principali di ciascuna teoria prendono vita in queste pagine, disegnando man mano un tassello in più del grande puzzle.

Uno sguardo verso la realtà, un po’ meno velato di quello della nostra offuscata banalità quotidiana. Una realtà che sembra anch’essa fatta della materia di cui sono fatti i sogni, ma pur tuttavia più reale del nostro annebbiato sogno quotidiano.

Il fascino insito nel libro sta nello scoprire, proprio come gli hanno fatto le più grandi personalità del mondo scientifico, una piccola evidenza in più rispetto al quadro generale, ed evidenza dopo evidenza arrivare a dettare la trama dell’intero immenso universo.

Era come una magia: come se un amico mi sussurrasse all’orecchio una straordinaria verità nascosta, e d’un tratto scostasse un velo dalla realtà per svelarne un ordine più semplice e profondo. Da quando abbiamo imparato che la Terra è rotonda e gira come una trottola pazza, abbiamo capito che la realtà non è come ci appare: ogni volta che ne intravediamo un pezzo nuovo è un’emozione. Un altro velo che cade.

 

Dalla teoria delle particelle, quelle creature microscopiche e invisibili all’occhio umano che gettano le basi per creare noi e tutto ciò che ci circonda, a quella dei buchi neri, le grandi stelle che hanno finito di bruciare e che si sono ripiegate sotto il loro stesso peso, fino ad ipotizzare, all’origine del nostro universo, lo stesso fenomeno per il quale questi buchi, ad un certo punto, “rimbalzano” su loro stessi, tornando ad espandersi…

Per adesso, questo è quello che sappiamo della materia. Una manciata di tipi di particelle elementari, che vibrano e fluttuano in continuazione fra l’esistere e il non esistere, pullulano nello spazio anche quando sembra non ci sia nulla, si combinano assieme all’infinito come le venti lettere di un alfabeto cosmico per raccontare l’immensa storia delle galassie, delle stelle innumerevoli, dei raggi cosmici, della luce del sole, delle montagne, dei boschi, dei campi di grano, dei sorrisi dei ragazzi alle feste, e del cielo nero e stellato la notte.

Ed infine, l’uomo. Una creatura così perfetta (ai nostri occhi), ma così tanto ingenua, spesso irresponsabile, ignara della sua effimera esistenza, inconsapevole dell’infinito che si spiega attorno a lei, incomprensibilmente concentrata su se stessa, tanto da non accorgersi di essere un puntino insignificante rispetto al cosmo intero.

Fra gli arabeschi infiniti di forme che compongono il reale, noi non siamo che un ghirigoro fra tanti. […] Noi siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose.

 

Un quadro pittoresco solo in parte abbozzato, nelle sue linee essenziali, tutto da colorare e da riempire di dettagli, questo è l’universo oggi.

 

Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato.

 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata