Un monologo lungo una vita, un unico ricordo, un’espiazione, un modo per fermare il tempo, chiedere perdono, ritrovare se stessi, tornare sui propri passi, recuperare il senso, svegliarsi, respirare, vivere.

 

Ma tu non morire, Angela, non morire prima che tua madre sia atterrata. Non lasciare che la tua anima attraversi le nuvole che lei sta guardando serena. Non tagliare la rotta del suo aereo, resta, figlia nostra. Non ti muovere.

 

L’incidente che sconvolge la vita perfetta di un primario diventa il momento per voltarsi verso ciò che è stato e ricordare, trovare le parole, forti, taglienti, dirette, sconvolgenti. Mai quelle giuste. Una verità che attanaglia la mente, il cuore, l’anima pesante, che ha sapore di bruciato e lascia la bocca secca, un retrogusto amaro che non passa.

Una vita splendida nasconde un drammatico tradimento: Italia, una donna di umili condizioni, un’anima di quelle che ti fanno abbassare lo sguardo, ignobile davanti a lei, cattura l’attenzione di un annoiato chirurgo di mezza età, mediocre nella sua arida vita borghese di apparenze.

 

Ero ancora in tempo per fermare quel viaggio e riconsegnarmi alla vita, una vita diversa nella quale magari non avrei fatto in tempo a raggiungere quelle figure anziane. Quella sera sentivo che sarei morto giovane, e che Italia era un dono al quale non avrei rinunciato.

 

Una passione folgorante, un amore tenuto nascosto nei meandri di un palazzo dei quartieri poveri, una storia che lentamente travolge i suoi protagonisti, portandoli a conoscere la parte migliore della vita, riscoprendo un sentimento unico e incancellabile. Perché in una moglie bellissima e sempre in ordine non sempre si può trovare la ricchezza della vera gioia.

 

So solo che guidavo verso di lei senza nessun pensiero preciso. Italia non era nulla. Era il nero stoppino di un lume a petrolio, il fuoco era oltre di lei, in quella luce oleosa che avvolgeva i miei bisogni e tutto ciò che mi mancava.

 

Ma l’amore non sempre porta con sé la leggiadria delle favole: una gravidanza inaspettata, non voluta, negata. Un’altra gravidanza accettata, portata a compimento, Angela.

 

Gli amori nuovi sono pieni di paure, non hanno un posto nel mondo e non hanno capolinea.

 

Una felicità apparente compiuta, un amore vero calpestato. Una nuova vita, una morte.

 

Sei apparsa in questa casa la stessa sera in cui io avevo deciso di lasciarla e ti sei inghiottita il mio destino. Per te, moschina innocente, nemmeno un pensiero. Per te, spersa nella polveriera di questi cuori adulti che non hanno certezza di nulla, e non sanno chi sono e che vogliono, e non sanno dove andranno.

 

Il destino, crudele, nega la speranza di rinascere, di trovare una luce in fondo ad un percorso tortuoso fatto di ostacoli insormontabili, di scorrettezze da parte della vita che non lascia tregua, mai.

 

Lei non mi vuole più, non vuole più nulla. Il suo corpo è un passaggio che si sta chiudendo. Allora capisco di aver perso tutto, perché tutto quello che voglio è lì esanime tra le mie braccia.

 

Italia, bellissima nella sua imperfezione, splendente nel suo trucco sbagliato, meravigliosa nel suo sciatto abbigliamento, ricchissima nella sua povertà, vera in un mondo di menzogne. L’amore in una vita insignificante. Tutto, nel niente.

 

Mi sollevo, cerco i suoi occhi. E ora una sua mano si stacca da terra, si avvicina al mio viso e lo carezza. E quando quella mano fredda, come la pietra dov’era posata, si ferma sulla mia guancia, io so che la amo. La amo come non ho mai amato nessuno. La amo come un mendicante, come un lupo, come un rampo di ortica. La amo come un taglio nel vetro. La amo perché non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera. E voglio urlare a tutta quell’acqua che non ce la farà a portarmela via in uno di quei rigagnoli che corrono lungo il selciato deserto.

 

La strada verso la libertà diventa la via che porta alla fine, di tutto. E poi non c’è più emozione né luce né speranza né colore. Una sedia vuota, un cuore vuoto, una vita vuota.

 

Forse lì, nella sua terra, sul sagrato di una povera chiesa di pietra che si sfalda, mi inginocchierò ai suoi piedi, le serrerò le gambe e le chiederò perdono per l’ultima volta. Poi non avrò più bisogno di farlo. D’ora in avanti l’amerò senza procurarle pena.

 

Un’espiazione che costa cara, ma che non cancella, non può cancellare, il ricordo di un amore triste, impossibile, passato, negato, terribilmente vero, distrutto, esanime.

 

Quando tornai indietro e ripresi le orme che avevo lasciato non avevo più emozioni, non avevo dolore, non avevo conforto.

 

La vita prosegue, ineluttabile nel suo tempo, non ci aspetta, anche se rimani fermo immobile e non ti muovi.

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