Che in Italia non si legge non è mai stata una novità, purtroppo. Ma i dati continuano ad essere sempre più allarmanti: secondo le ultime stime, un ragazzo su cinque, approcciandosi ad una lettura, non riesce a comprenderne il senso. E nell’ultimo anno quasi il 50% dei minori non ha mai aperto un libro.

Le conseguenze, disastrose, si possono facilmente immaginare: del resto tutti gli aspetti della nostra vita sono influenzati da istruzione e cultura, basti pensare a qualche nostro “vicino di casa” molto più attento a questi aspetti… le differenze sociali, economiche e politiche che vengono a delinearsi rispetto all’Italia non sono altro che conferme di quanto non leggere e la mancata istruzione possano rovinare un intero contesto nazionale.

Vediamo dati più precisi: rispetto al 2014, il 2015 ha visto un incremento dei lettori, passando dal 41% al 42%, dunque circa 24 milioni di persone ha letto, nei 12 mesi precedenti all’indagine, almeno un libro, indipendentemente dai doveri scolastici, dato abbastanza promettente rispetto alla diminuzione che c’era stata nel 2011.

A leggere maggiormente, ancora una volta, sono le donne: quasi il 50%, contro il 35% dei maschi. La fascia in cui si legge di più va dagli 11 ai 17 anni, e le stime si alzano di gran lunga spostandoci verso il Nord. La gran parte è rappresentata dai “lettori deboli”, quelli cioè che leggono circa 3-5 libri all’anno.

Rispetto al passato, poi, i soldi spesi per questo tipo di intrattenimento si sono ridotte drasticamente, dunque le famiglie italiane spendono molto meno per l’acquisto di libri (circa 11 euro al mese). Ovviamente la propensione alla lettura è decisamente condizionata dal contesto familiare: quasi il 70% dei ragazzi che leggono ha entrambi i genitori lettori.

La capacità di “literacy”, ovvero comprendere e interpretare in modo adeguato il significato dei testi, in Italia è molto bassa e ci pone agli ultimi posti nella graduatoria internazionale: il punteggio, rilevato da un’indagine dell’Ocse, stima in 250 punti il punteggio medio di literacy della popolazione italiana tra 16 e 65 anni, a fronte di una media Ocse pari a 273 punti.

Moltissime iniziative sono nate per contrastare queste tendenze, il “Piano nazionale di promozione della lettura”, “Libriamoci”, “Il maggio dei libri”, “Ottobre piovono libri”, “Passaparola”, “#ioleggoperché”, “Nati per leggere”: manifestazioni create ad hoc da Ministero dell’Istruzione e dei Beni Culturali e sponsorizzate perfino dalle reti Rai, così da raggiungere il numero più alto possibile di scuole e studenti.

Fortunatamente l’editoria per ragazzi, rispetto ad altri settori, è in crescita, raggiungendo risultati notevoli per quanto riguarda l’esportazione di titola nostrani: “L’alto livello qualitativo ha fatto crescere l’attenzione degli editori stranieri verso l’Italia […] Questo fattore da solo, sul fronte interno, non basta: per fare una seria azione di promozione alla lettura è necessario coinvolgere le scuole e le biblioteche. Solo facendo rete sarà possibile formare lettori consapevoli, curiosi e appassionati.” (Francesca Archinto, responsabile del Gruppo Editori per Ragazzi di AIE)

Insomma, i dati sono abbastanza allarmanti, ma le iniziative che si muovono per contrastare queste mancanze sono numerose. Dobbiamo impegnarci sempre più a smuovere le menti e la cultura italiana, così da non distanziarci troppo da quelli che sono i canoni dei nostri vicini europei.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata