Tutto finisce come tutto comincia. E tutto era finito.

[…]

Avevo capito che, per far tornare i miei cugini, dovevo raccontarli.

 

È così che Marcus, uno scrittore affermato, inizia a ripercorrere il tortuoso cammino che lo riporta agli anni d’oro della sua infanzia e adolescenza, quando nulla era più importante di passare il tempo con gli amati cugini di Baltimore, Hillel e Woody, ospitato a casa degli adorati zii Saul e Anita.

 

 

Forse è stato questo a ingannarmi: la sensazione che tutto sarebbe durato per sempre. Che noi saremmo durati per sempre. Come se in quel luogo magico, nelle strade e nelle case, le persone potessero sfuggire al tempo e ai suoi guasti.

 

 

 

Ogni anno le famiglie, i Goldman di Montclair e i Goldman di Baltimore, si riuniscono e i cugini vivono spensierati i loro momenti migliori, con la convinzione di avere il mondo a portata di mano. Hillel, con la sua intelligenza spiccata, Woody con la sua prestanza fisica e un futuro da grande campione sportivo, lo zio Saul, avvocato rinomato e benestante, zia Anita, dolce e bellissima dottoressa.

 

 

Ogni volta, la vita mi illudeva un po’ di più, facendomi credere che il ciclo delle nostre rimpatriate sarebbe stato eterno.

 

 

La vita dei cugini si arricchisce con l’arrivo di Scott, un ragazzo molto malato in grado di fare grandi sogni e lottare fino allo stremo per realizzarli, nonostante tutto; e, infine, Alexandra, il sogno proibito di tutti i Goldman, appassionata di musica e amore di un’intera vita di Marcus.

 

 

“Abbiamo soltanto una vita! Soltanto una piccola vita da nulla! Sogna, e sogna in grande! Solo i sogni più grandi sopravvivono. Gli altri sono cancellati dalla pioggia e spazzati via dal vento.”

 

 

A dispetto dell’amore fraterno per Hillel e Woody, Marcus si sente però sempre inferiore ai Goldman di Baltimore e la sua vita appare così poco luminosa rispetto allo splendore in cui gli zii vivono, causando fitte di gelosia che, dopo tanti anni, continuano a ripresentarsi come spine conficcate nel profondo.

 

 

“Ognuno è diverso dagli altri. E forse la felicità è proprio questo: essere in pace con quello che si ha.”

 

 

Ma tutto è destinato a finire e, quando i sogni dell’infanzia e della gioventù vengono spazzati via dalla quotidianità delle proprie esistenze, i Goldman sembrano aver perso quella fiducia che, da ragazzi, riponevano nella vita.

 

 

Ormai ero rimasto l’unico a essere animato da un sogno. Il sogno originario. Perché volevo diventare uno scrittore famoso e non uno scrittore e basta? A causa dei Baltimore. Erano stati i miei modelli, erano diventati i miei rivali. Sognavo soltanto di superarli.

 

 

E, soprattutto, la Tragedia incombe sui ragazzi, minando la loro felicità e la loro amicizia. Crescendo, infatti, i percorsi cominciano a prendere inevitabilmente direzioni diverse e, nonostante gli sforzi dei ragazzi, le loro vite, col passare degli anni, cambiano.

 

 

Tutto comincia così come tutto finisce. Non so se il libro della nostra giovinezza si chiuse al termine di quelle vacanze estive che suggellarono una grande amicizia con quelle promesse di eterna fedeltà che avremmo tradito non sopportando gli adulti che saremmo diventati.

 

 

Dopo tanti anni dalla Tragedia, Marcus non si dà pace per quanto accaduto, continuando a rimuginare sulle vicende di quei terribili mesi che hanno letteralmente distrutto la sua seconda famiglia, i Goldman di Baltimore.

 

 

“Quanto al colpevole del caos delle nostre vite, ammesso che ce ne sia uno, siamo soltanto noi. Ognuno è responsabile della propria esistenza. Noi siamo responsabili di ciò che siamo diventati.”

 

 

Saranno gli ultimi mesi di vita dello zio Saul ad aiutare Marcus a far chiarezza su quanto successo realmente, e a riportare luce nella sua stessa vita, rimasta così buia dopo la Tragedia dei cugini.

 

 

“Non esiste la Tragedia: ci sono alcune tragedie. La tragedia della vita. Ci sono state delle tragedie, e ce ne saranno altre – e bisognerà continuare a vivere, nonostante tutto. Le tragedie non inevitabili. Ciò che conta è riuscire a superarle.”

 

 

Incomprensioni, gelosie e fraintendimenti sono la causa dello sfaldarsi di rapporti costruiti in una vita, portando a tradimenti e rancori che, covati a lungo, rischiano di far crollare quel mondo perfetto un tempo così invidiato. Ma, a dispetto di tutto ciò, ancora una volta sono l’amicizia e l’affetto a trionfare.

 

 

In fondo, nonostante quello che è successo tra loro, l’unica cosa che contasse per Hillel e Woody era la felicità di stare insieme. La loro amicizia ha perdonato tutto. La loro amicizia si è dimostrata mille volte più forte della Tragedia.

 

 

Le pagine del Libro dei Baltimore servono proprio a ripercorrere la grande amicizia che legò profondamente, nel bene e nel male, i cugini e, in particolare, i fratelli – non di sangue, ma di cuore – Hillel e Woody, e a riportarli nuovamente in vita, dando loro la possibilità di riaffacciarsi in quel mondo da cui si allontanarono troppo presto.

 

 

Se ne sono andati, ma io so che sono ancora qui. So che dimoreranno per sempre in questo luogo che si chiama Baltimore, il Paradiso dei Giusti, o forse soltanto nella mia memoria. So che mi aspettano da qualche parte.

 

 

Le ultime pagine riportano una dedica per i Goldman di Baltimore, che ritrovano la propria unità solo al termine del libro a loro intitolato.

 

 

Grazie ai libri,

Tutto era cancellato.

Tutto era dimenticato.

Tutto era perdonato.

Tutto era riparato.

 

 

 

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