Non appena ci si appresta a leggere questo romanzo fantasy di Abbott, l’impressione è quella di trovarsi in un altro mondo, ben diverso dal nostro, un microcosmo che scaturisce non tanto dall’immaginazione, quanto dall’applicazione di alcune semplici regole matematiche.

Flatlandia è un universo a tutti gli effetti, con le sue case, le sue strade e gli abitanti, le gerarchie sociali in base alla conformazione di ciascuno (guai ad essere un triangolo isoscele, ma peggio ancora appartenere alla categoria femminile, il sesso debole in cui predomina la passione su ogni altra considerazione, conseguenza inevitabile della loro infelice configurazione, inferiori perfino agli isosceli, prive di raziocinio, potere riflessivo e giudizio, descrizione che valse ad Abbott l’accusa di misoginia), le sue istituzioni, i militari e le leggi da rispettare.

Nessuno può aspirare ad una vita più ordinata di quella di Flatlandia, dove le cose sono molto lineari, tutto scorre in armonia e i circoli, esseri venerati e contemplati nella loro perfezione, dominano sul mondo intero.

Se però scostiamo leggermente il velo della fantasia, ci ritroviamo ad avere una descrizione profondamente agghiacciante della realtà: Abbott non fa altro che dipingere un quadro satirico della società (non solo quella vittoriana, epoca in cui visse il nostro scrittore, ma di tutte le società moderne e del passato), svelata nelle sue più recondite paure di insurrezioni e capovolgimenti dell’ordine comunemente accettato, nel suo disprezzo per la libertà personale, nelle sue vedute ristrette.

Attraverso il romanzo fantastico vengono messe in luce le difficoltà proprie dell’essere umano (quadrato o uomo che sia) di accettare le diversità, ciò che non è coerente col nostro immaginario comune, l’impossibilità di aspirare alla verità andando oltre le bugie, fino alla descrizione di un vero e proprio razzismo nei confronti di coloro che osano dire qualcosa di nuovo.

[…] quanto a me, non ho mai conosciuto un Irregolare che non fosse quello che Natura voleva che fosse: un ipocrita, un misantropo, e, per quanto ne avesse la possibilità, un perpetratore di ogni genere di misfatti.

E questi limiti sono propri di tutti: non solo di coloro che vogliono mantenere stretto a sé il proprio potere, ma anche dei cittadini comuni.

A volta il dubbio che sorge, di fronte all’ottusità delle nostre forme, è che forse l’odio deriva dalla paura e la paura deriva dall’ignoranza e dalla non conoscenza delle realtà che esistono, ma che ci fa comodo pensare che siano solo delle intollerabili fantasie.

Dunque ci fa riflettere.

Ci fa riflettere sulla situazione attuale, su come viviamo la differenza, che ormai non è più eccezione, ma normalità.

Ci fa riflettere sulle larghe vedute e su quelle un po’ meno ampie; e quest’ultime sono quelle che tendenzialmente riescono a predominare, non si sa come, in tutti i luoghi e in tutte le epoche, mettendo ai margini i pochi che riescono a vedere oltre la linea di confine, che riescono ad “andare verso l’ alto” e ottenere una visuale più ampia delle cose, riuscendo a scorgere non i singoli comparti, bensì l’interezza delle cose, proprio come fisicamente il nostro amico quadrato si erge in su, guidato dalla sfera rivelatrice di verità, scoprendo come le verità fino a quel momento conosciute non erano altro che menzogne.

Io guardai in basso, e vidi col mio occhio fisico tutti i particolari di quell’unità domestica che fino allora avevo soltanto dedotti con il raziocinio. E com’erano povere e inadeguate le deduzioni di fronte alla realtà che ora contemplavo!

Perché poi è questo il momento che spaventa: non potersi più aggrappare alle nostre consolidate certezze, perdersi nell’ignoto, non sapere come andrà a finire, sperimentare ciò che non si conosce e che potrebbe far male o donarci una nuova vita.

Abbott, con questo romanzo, vuole semplicemente dirci di osare, di guardare oltre i nostri “angoli”, perché la verità non sempre è quella che consideriamo la nostra realtà.

So che per alcuni è solo un romanzo fantasy che cerca di spiegare certi aspetti della matematica a tutti coloro ai quali questa materia risulti ostica (infatti ce lo aveva consigliato ai tempi una mia professoressa di matematica del liceo).

Chi di voi invece riesce a scorgere tra le righe le mie stesse riflessioni?

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