I FATTI

Un viaggio di pochi giorni, una serie di passeggeri molto diversi fra loro: ricche signore altere, conti e contesse dai tratti perfetti, uomini di successo, detective privati, camerieri, colonnelli, istitutrici… un quadro variopinto che si tinge di tinte fosche quando uno dei passeggeri viene brutalmente assassinato nel suo scompartimento: dodici pugnalate inferte sul corpo dell’uomo.

Eppure sembra fatto apposta per un romanzo, amico mio. Intorno a noi c’è gente di ogni condizione sociale, età e nazionalità. Per tre giorni, questi estranei saranno costretti a restare insieme. Dormiranno e mangeranno sotto lo stesso tetto, non potranno allontanarsi l’uno dall’altro. E alla fine dei tre giorni si separeranno, se ne andranno ognuno per la propria strada, per non rivedersi mai più.

Le cose si complicano quando la vera identità del morto viene a galla: implicato molti anni prima in un rapimento di una bambina finito male, l’uomo non sembra collegato a nessuno degli altri ospiti a bordo, nessuno sembra apparentemente avere un movente per commettere quel crimine atroce, tutti possiedono un alibi inattaccabile.

 

“Quando mi è passato vicino al ristorante ho avuto una strana sensazione. È stato come se mi fosse passata accanto una belva feroce, un animale selvaggio, ma selvaggio davvero!” “Eppure mi pare che nell’insieme abbia un aspetto del tutto rispettabile.” “Il corpo, la gabbia, è del tutto rispettabile, ma la belva guarda attraverso le sbarre.”

Si prospetta un intricato caso da risolvere per l’investigatore Hercule Poirot. Questa volta, però, gli indizi sembrano essere numerosi: un nettapipe e un solo fumatore di pipa, un fazzoletto con incisa l’iniziale del nome, l’orario del delitto ben in vista… Tutto sembra restringere il campo degli indiziati, facendo ricadere i sospetti su pochi personaggi.

Tutti con un alibi di ferro.

LE DEPOSIZIONI

Poirot inizia dunque gli interrogatori: uno dopo l’altro, il gruppo risponde alle domande insidiose del detective, costruite su attente supposizioni e accurate deduzioni. Gli indizi, quelli veri, non tardano a comparire ad un occhio attento ed esperto, ed ecco che le prime vere identità segrete vengono svelate.

Eppure tutti i principali sospettati sembrano essere assolutamente innocenti, coperti dalle deposizioni degli altri passeggeri, compresa la testimonianza dell’insospettabile controllare della carrozza. Altre due figure misteriose, intravisti da diversi testimoni, si affacciano sulla scena: una donna vestita di un kimono scarlatto e un uomo basso, coi baffi e dalla voce effeminata.

La partita a dama che viene giocata fuori dal libro è una partita tra l’autrice che lotta per ritardare la scoperta della verità e il lettore che lotta per arrivare a scoprirla prima. Nella partita giocata nel libro l’investigatore, che lotta per stabilire la verità vince, nella partita giocata fuori dal libro a vincere è l’autrice.

E se fossero loro i colpevoli, un uomo ed una donna, capaci di coprire gli uni i movimenti dell’altro? O se, peggio ancora, fossero riusciti a scendere dal treno, evitando così ogni rischio di essere incolpati? Hercule Poirot non dispera però di risolvere il caso.

HERCULE POIROT RIFLETTE

Tutti i puntini, se collegati con puntiglio e molta logica, sembrano disegnare un’immagine distinta e univoca. Tutti gli indizi conducono all’unica ipotesi che le comprende tutte. E alla fine la soluzione è quella meno scontata, quella meno probabile, quella che apparentemente appare più assurda e impossibile.

L’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile malgrado le apparenze.

Ma questa volta, forse, l’investigatore dovrà fare i conti con l’aspetto più importante del caso: il senso di giustizia insito in esso.

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