E forse, quel giorno, ne ho dette troppe sulla sfortuna e mi sono chiamata addosso un anatema molto più forte, come se la sorte volesse insegnarmi che bisogna lamentarsi solo quando ce n’è vera ragione. Quel giorno che mi è parso così tremendo non era poi la fine del mondo. Quella sarebbe arrivata dopo.

Emma è una giovane e ambiziosa stagista in una casa di produzione che, per lo più, si occupa di film commerciali senza alcuna parvenza di valore artistico. Ogni giorno, tenacemente, cerca di guadagnarsi il suo posto nel sistema, lavorando duramente ai compiti che le vengono assegnati e tentando di ottenere i diritti di un capolavoro letterario da un autore particolarmente stravagante quanto fermo sulle sue posizioni.

Un libro non è solo un libro. Un libro è un intero universo di sentimenti. E se non lo è, non è che un volume vuoto, inutile e nessuno se ne ricorderà.

Tutto crolla quando, da un giorno all’altro, il salto dal trampolino verso le vette del successo si trasforma tragicamente in una caduta nel baratro: il contratto, infatti, non le viene rinnovato, ed Emma si ritrova a dover raccogliere le sue poche cose dell’ufficio in uno scatolone, proprio come in una scena di quei film americani.

Ed è proprio in questo momento che sento il tuono della fine del mondo. Adesso sì, posso dirlo senza temere di esagerare, perché quando perdiamo i nostri sogni è mille volte peggio di quando perdiamo qualcosa di reale. È quello il momento in cui non ci resta più niente.

Il suo nuovo lavoro è quello di saltare da un colloquio all’altro, tentando di ritrovare la strada perduta… senza troppe soddisfazioni. Quando poi si aggiungono i problemi sentimentali (tanto suoi quanto della sorella) e il sogno sfumato della casa tanto amata che viene vilmente trasformata in un ristorante aperto al pubblico, Emma è sull’orlo del precipizio.

Il bello di una vita che spesso è stata opaca è che mi ha insegnato ad amare la bellezza degli accessi di colori, a saperli fissare nel cuore, dove risplendono vividi, incontaminati.

Ma ecco che un nuovo destino le si propone davanti: un piccolo negozio di vestiti per bambini apre le sue porte e l’accoglie in un mondo totalmente diverso, privo della frenesia e dell’ambizione capace di farti lo sgambetto ogni volta che non stai attento.

Non ha notato che una vita gaia, priva di ostacoli, ci rende infinitamente più aridi? Pretenziosi, direi. Incapaci di capire, di perdonare. È solo il dolore a renderci persone migliori. Ad aprire la nostra anima al flusso di tutto ciò che è veramente buono.

E cosa deciderà di fare quando finalmente sembra che non solo la sua vecchia azienda, ma anche nuove opportunità vorrebbero avere proprio lei, la tenace stagista, tra le loro fila?

Che spreco non averla resa felice prima e lasciare quegli splenditi gioielli nell’oscurità dell’oblio in uno scatolone in cima a un armadio. Che spreco, quando ci ostiniamo a reprimere la luce.

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