[recensione di Margherita Montagna]

 

Tutto inizia un venerdì, con un compito di matematica all’ultima ora, materia in cui il protagonista eccelle. Il professore, fatto l’appello, assegna i banchi e distribuisce il test. Terminatolo, mentre ricontrolla le risposte prima di consegnare, qualcuno alle sue spalle lo chiama e gli ordina di scambiarsi i compiti; il ragazzo tuttavia non lo asseconda e, dopo aver consegnato in tutta fretta, corre a casa.

 

 

MM, nove dita e mezza e una cicatrice sopra il cuore che si vanta di essersi procurato durante una rissa, è il ragazzo che ha rimediato un rifiuto: sempre abituato ad ottenere tutto ciò che vuole, a scuola e a casa, medita vendetta. Iniziano quindi le minacce e gli atteggiamenti aggressivi da parte di MM, ma la vera violenza che il protagonista subisce è quella dei compagni che si godono lo spettacolo, ma non intervengono, che voltano la faccia dall’altra parte davanti ad un’ingiustizia.

Solo la professoressa di letteratura sembra essersi accorta della gravità della situazione, così decide di informare la preside e denunciare gli atti di bullismo di cui è stata testimone, ma l’accaduto viene minimizzato.

Nel frattempo, il protagonista ha deciso di seguire delle regole precise: mostrarsi meno intelligente, non intervenire in classe e, soprattutto, non andare da solo in bagno. Un giorno, tornando a casa da scuola, il protagonista sente le voci dei suoi bulli che si avvicinano, ma questa volta, l’ennesima, decide di non nascondersi e di aspettarli seduto su un panchina.

Una volta vicinissimi a lui, chiude gli occhi e si rannicchia in attesa, ma nulla accade: il ragazzo si convince di avere sviluppato il potere dell’invisibilità, che darebbe una spiegazione a tutto ciò che gli è capitato di recente: tutti lo evitano perché nessuno è più in grado di vederlo.

Ma quello che ancora non sa è che è diventato invisibile per opera di tutti quelli che gli stanno attorno.

Argomento molto attuale, il bullismo raccontato in questo romanzo mette in luce l’aspetto più drammatico di questo atteggiamento, ovvero l’atteggiamento di omertà di chi assiste, l’essere visibile e invisibile al tempo stesso. Tutti conoscono la differenza tra bene e male, ma nessuno sa come fermare quello che accade e il sentimento che predomina è la paura che porta alla paralisi e alla sudditanza. Gli adolescenti ritengono fondamentale il giudizio che il gruppo dei pari ha nei loro confronti e temono che, agendo diversamente di fronte ad una palese ingiustizia, si possa venire automaticamente esclusi.

E la storia, raccontata dall’insegnante di letteratura, del topolino di campagna che, dopo aver scoperto che i fattori hanno comprato una trappola per catturarlo, lo racconta al cane, alle mucche e ai maiali, i quali rimangono indifferenti visto che il problema sembra non sfiorarli, sino a quando la trappola cattura un serpente che morde la fattrice e il marito, portandola all’ospedale, investe il cane, uccide i tre maiali per sfamare i parenti in visita e, alla fine, manda le mucche al macello per poter pagare il conto dell’ospedale, sembra essere una metafora perfetta per descrivere gli effetti del bullismo sulla società intera.

Il romanzo è allo stesso tempo bellissimo e feroce poiché invita il lettore a riflettere su una piaga che continua a dilagare, anche a causa degli adulti che troppo spesso non comprendono la gravità della situazione perché, soverchiati da incombenze e impegni, non hanno tempo di guardare, e a causa di tutte quelle persone che, pur vedendo, non pensano che sia un loro problema, rendendo le vittime invisibili ai loro occhi.

 

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