Giovanni Rodari, detto Gianni, è stato uno scrittore e giornalista italiano, molto conosciuto per il suo meraviglioso lavoro svolto con i bambini.

 

La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.

 

Gianni Rodari nasce ad Omegna nel 1920; la sua infanzia trascorre tra le cure della balia poiché i genitori, impegnati col negozio di famiglia, non potevano seguirne l’educazione. Quando il padre muore, insieme alla madre e al fratello si trasferisce in provincia di Varese.

 

Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.

 

Dopo aver tentato una carriera nel mondo religioso attraverso l’iscrizione ad un seminario, la madre di Gianni lo iscrive alle scuole magistrali; si diploma poco dopo e inizia la sua carriera come precettore. Tenta anche la strada universitaria, ma abbandona ben presto la facoltà di Lingue.

 

Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente.

 

Nel frattempo la Seconda Guerra Mondiale cominciava a mietere vittime: Rodari venne però esonerato per via della sua salute instabile, ma alcuni fatti, come la morte di alcuni suoi amici e la prigionia del fratello in un campo di concentramento nazista, lo sconvolsero a tal punto da farlo avvicinare alla politica e alla Resistenza.

 

Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio la guerra.

 

Terminata la guerra, comincia a lavorare come giornalista e pubblica i suoi primi scritti, per lo più racconti popolari; nel 1950, a Roma, fonda il giornale per ragazzi “Pioniere”. L’anno dopo è il momento del suo primo romanzo, “Il manuale del Pioniere”, non visto di buon occhio dal Vaticano, che decide di scomunicarlo.

 

Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza. “Speranza a buon mercato!” Per un soldo ne darei ad un solo cliente quanto basta per sei. E alla povera gente che non ha da campare darei tutta la mia speranza senza fargliela pagare.

 

Non solo continua a scrivere per svariati periodici, ma lavora perfino ad un programma per bambini intitolato “Giocagiò”. È del 1973 una delle sue opere più importanti, “La grammatica della fantasia”, un saggio rivolto a insegnanti e genitori per aiutarli nel compito di far emergere nei bambini la passione per le storie, indirizzandone la fantasia verso la scrittura.

 

Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica.

 

Nell’Aprile del 1980 viene ricoverato per farsi operare ad una gamba a causa di una vena occlusa: morirà 4 giorni dopo.

 

Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: Buon viaggio!

 

Gianni Rodari ha sicuramente creato un punto di svolta nell’insegnamento e nella letteratura per ragazzi, divenendo punto di riferimento per genitori e insegnanti.

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