È mattina, la sveglia suona, un giorno come gli altri.

Uno dopo l’altro i nostri protagonisti si risvegliano dal torpore notturno, si stiracchiano, si siedono per fare colazione, si guardano allo specchio sussurrandosi mantra giornalieri.

È mattina, Grama si sveglia, stropiccia gli occhi per accorgersi, d’un tratto, che questo non è un giorno come gli altri.

I Giorni dell’Umanesimo sono arrivati!

Le celebrazioni per i Giorni dell’Umanesimo erano un evento totale: tutto si fermava, dalle scuole al pubblico impiego, e il paese si rifugiava nella propria tradizione culturale. Il centro storico veniva abbellito in ogni modo, lumi alle finestre, fiori sui balconi, stendardi e bandiere ovunque.

Nove giorni di festa si apprestano ad iniziare, il paese è avvolto da un quasi trasognante delirio gioioso, tutti sono pronti ad immergersi nell’atmosfera più affascinante che Grama possa offrire loro: un salto in ambientazioni medievali, un’immersione totale tra tornei e tiri con l’arco, soldi che magicamente diventano fiorini, vestiti d’epoca bordati di ricami, sfide quotidiane trasformate in duelli all’ultimo (quasi) sangue, sagre di un sapore quasi magico… questi sono i Giorni dell’Umanesimo, l’occasione per ritornare alle proprie radici e gustare un passato mai dimenticato.

Anche i movimenti figuravano innaturali. I passanti erano ombre prive di vita che entravano e uscivano dalla vista di Emilio, da quella scena quasi irreale, senza rumore; timide comparse, manichini di un film muto.

E poi Emilio arriva a Grama. L’atmosfera surreale nella quale si trova, quasi soffocato, per rispondere ubbidiente agli ordini del capo lo lascia tramortito per la forza con cui lo colpisce in pieno petto: qui Emilio, lo straniero, si troverà invischiato in questioni pittoresche che lo soverchiano, facendolo sentire sperduto negli stretti vicoli cittadini, una rete di capillari viuzze che portano chissà dove…

Lei non è del Castello, lei non è del paese, lei non è nulla. Eppure anche lei è qualcosa, sventuratamente, è un forestiero, uno che è sempre di troppo e sempre tra i piedi, uno che procura un sacco di grattacapi, che costringe a sloggiare le fantesche, che non si sa quali intenzioni abbia. (Franz Kafka, Il castello)

La fitta trama di intrecci e legami si inspessisce quando accadono fatti che fanno inorridire: il gallo Piero, simbolo di Grama e dei giorni di festa che si accingono ad iniziare, viene brutalmente avvelenato, sollevando un polverone di incertezze, dubbi e accuse su tutti gli abitanti di Grama e su Emilio stesso: chi ha potuto compiere un fatto così terribile? Chi vuole rovinare i Giorni dell’Umanesimo?

Emilio pensò che in questo modo gli facessero intuire, intravedere, l’ombra di un reticolo di vite segrete e imperscrutabili il cui accesso gli era precluso. Gli pareva che, con una certa ostentazione, tutti gli parlassero quasi per confidarsi, ma in realtà nessuno si apriva, e da ogni discorso che aveva sentito, da ogni sguardo che aveva spiato, da ogni parola di circostanza che ognuno si era scambiato con pesante leggerezza, Seminci poteva risolvere di non essere riuscito a conoscere nessuno, in quei due giorni a Grama.

Anche Emilio si sveglia, a Grama. Si sveglia dopo una vita di torpore, sbadiglia davanti alla noia della sua esistenza, si stropiccia gli occhi stupito di aver trascorso tutto quel tempo dietro ad un lavoro inappagante e ad una vita deludente.

Per la prima volta avvertiva che il suo ruolo, le sue mosse, come pure ogni singola azione, aveva un valore fondamentale. […]Sì, avrebbe partecipato al palio e si sarebbe impegnato al massimo in quella che a tutti gli altri esponenti dei quartieri rivali appariva come una patetica causa persa. Lo doveva a Lino, certo, ma lo doveva anche a se stesso. Finalmente aveva l’occasione, concreta e tangibile, di entrare a gamba tesa nella grigia inerzia della propria esistenza; avrebbe potuto finalmente scuotersi dall’atavico torpore che da sempre gli rivestiva i movimenti e i pensieri come ovatta e provare infine a gestire le redini della propria vita libero e in perfetta autonomia.

1 – E’ la tua prima pubblicazione? In caso non lo fosse, quali altri testi hai scritto?

                “Emilio” è la mia quarta pubblicazione. La prima è stata “Moon” un romanzo di formazione che ho scritto quando avevo sedici anni edito in self-publishing. Poi nel 2010 è uscita la mia prima raccolta di poesie “Disperdersi” per L’Autore Libri Firenze. Due anni dopo, per Edizioni Tracce, è stato pubblicato “Il Dedalo del Sottosuolo”, una raccolta di dieci racconti divertenti e surreali. Infine nel 2015 è arrivato per Watson Edizioni di Roma “Emilio Seminci e i giorni dell’umanesimo”.

2 – Com’è nata l’ispirazione per questo romanzo?

                Mi interessava poter riflettere con ironia sulle dinamiche relazionali tipiche della vita di provincia italiana sfruttando l’ambientazione, a mio modo di vedere originale, di certe manifestazioni peculiari come rievocazioni storiche che di storico, spesso, hanno solo la denominazione. Il nome del protagonista è un omaggio a “Senilità” di Svevo, uno dei miei autori preferiti così come Kafka, a cui ho cercato umilmente di prendere spunto per le atmosfere ambigue e surreali che fanno da sfondo alle vicende. Da qui sono, più o meno, partito anche se in realtà il mio Emilio ha fin da subito avuto una vita propria ed autonoma, che spesso ha sorpreso anche me. Una delle cose che infatti più affascina della scrittura è proprio farmi sorprendere dai miei stessi personaggi che imbizzarriti cavalcano l’ispirazione a volte bypassando paradossalmente anche la mia volontà.

3 – Quanto ti hanno influenzato la storia e il contesto socio-culturale della tua terra nella scrittura di questo romanzo?

                Indubbiamente il fatto di essere nato e vissuto in un piccolo paese toscano mi ha fornito un punto di vista privilegiato per trattare le tematiche ambientali come  le feste rinascimentali o le rievocazioni storiche.

4 – Una curiosità su Grama: esiste davvero o rievoca semplicemente atmosfere generali riscontrabili nei nostri paesi?

                Grama me la sono inventata anche se, come accennato, prende spunto dai tanti bei borghi del centro Italia. Ho voluto fortemente includere una cartina del paese, disegnata magistralmente dalla “nasbru” per far orientare anche visivamente il lettore nel dedalo di strade, viuzze e vicoli che rendono così caratteristica questa città immaginaria. Una curiosità: ho voluto nascondere all’interno della mappa le mie iniziali, chissà quanti le avranno trovate?!

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5 – E la fitta rete di intrecci… pura fantasia o spunti reali?

                Al di là degli spunti reali legati a certe atmosfere, i personaggi e gli intrecci sono totalmente di fantasia. Anche se, per me, è molto divertente poter nascondere piccoli dettagli biografici all’interno delle storie che racconto.

6 – Parliamo di Emilio: così restio a trovarsi in mezzo a tutto questo entusiasmo per i Giorni dell’Umanesimo, ad un certo punto si convince di dover dare una svolta. Per amore o più per se stesso?

                Credo che l’infatuazione che Emilio ha per Angiolina, la figlia dell’imprenditore con cui deve concludere l’accordo che lo porta a Grama, sia solo la spinta inziale per la svolta. O perlomeno, un comodo rifugio e un facile pretesto. Per la natura di Seminci è sicuramente più confortevole ragionare in questo modo che evidenziare certi limiti relazionali (che peraltro ha ben chiari) e che spesso vengono sottolineati, anche a spregio, dagli altri bizzarri personaggi di Grama.

7 – Un’altra figura enigmatica e affascinante è quella di Lino, così astuto e ambizioso… forse è lui la chiave di volta necessaria alla vita di Emilio? Che tipo di legame si crea tra i due?

                Tornando a quanto accennavo in precedenza, il rapporto tra Emilio e Lino ha finito per stupire anche me. Tra i due si crea un percorso emotivo imprevedibile che finisce per legarli in modo particolare. E questo è incredibile se si pensa al loro primo incontro costruito totalmente sulla reciproca, istintiva antipatia e sul malcelato disprezzo.

8 – C’è un messaggio particolare che vuoi trasmettere con questa storia?

                Non credo la storia contenga messaggi particolari da trasmettere quanto spunti e sfumature di vario genere. Essendo, al di là del titolo che ci fa concentrare su Emilio, forse più un romanzo corale penso sia affascinante di volta in volta apprezzare i diversi punti di vista dei molteplici personaggi, ognuno con le proprie manie e ossessioni tese volutamente all’estremo. Anzi, per concludere, forse tutte queste voci armonizzate ma a volte dissonanti tra loro fanno emergere la vera protagonista del romanzo: Grama e la sua ambientazione unica.

9 – Progetti futuri? Hai in cantiere qualche altro romanzo?

                Nei primi mesi del 2017, presumibilmente tre gennaio e febbraio, uscirà per AUGH! Edizioni “Il Nido delle Tasche” che è la mia seconda raccolta di poesie. Nel frattempo continueranno le attività promozionali per “Emilio” non solo sulla pagina FB ‘LIBRI DI TAREK KOMIN’ ma anche attraverso altre presentazioni (per esempio sabato 28 gennaio il romanzo verrà presentato a Gubbio). Nella scorsa primavera ho invece ultimato la scrittura di “Hiroi Kata”, un romanzo di caratura differente da Emilio ambientato in un anno meraviglioso, il 1984, e non lo dico solo perché sono di parte ed è il mio anno di nascita! 😉 Spero che in questo imminente 2017 Hiroi Kata riesca a trovare un’adatta casa, editrice naturalmente.

10 – Hai qualche riflessione da aggiungere?

                Vorrei ringraziarvi per il tempo e lo spazio che mi avete dedicato, invito i lettori a seguire le disparate iniziative in corso sulla pagina FB che vanno da contest tra i video dei personaggi all’album “Emilio in The World” che segue il romanzo in giro per il mondo ma soprattutto mi piacerebbe augurare a tutti uno splendido 2017, che sia pieno di libri da leggere!

Per qualsiasi info e per seguire le iniziative della pagina Facebook clicca mi piace su “Libri di Tarek Komin”.

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