Torquato Tasso è stato un poeta, scrittore, drammaturgo e filosofo italiano, autore del capolavoro la Gerusalemme liberata.

Tasso nasce nel 1544 a Sorrento; fin da piccolo conosce diverse città italiane per seguire la famiglia; seguito dapprima da un precettore privato, viene poi educato alla scuola dei Gesuiti. A dieci anni lascia Napoli per trasferirsi a Roma col padre, ma, a causa di turbolenze politiche, viene presto mandato al sicuro a Bergamo presso alcuni parenti.

 

Cogliam d’amor la rosa: amiamo or quando esser si puote riamato amando.

 

È in quegli anni, durante il periodo trascorso alla corte di Guidobaldo II Della Rovere ad Urbino, che compone il suo primo componimento, un sonetto dedicato proprio alla corte. Segue poi il padre a Venezia, dove inizia a stendere il poema “Rinaldo”. Nel frattempo intraprende gli studi di legge per volontà del padre, abbandonati dopo il primo anno per seguire corsi più consoni alla sua indole.

Il suo talento comincia ad essere notato, tanto che gli vengono commissionate alcune rime funerarie, che rappresentano le prime due raccolte poetiche del Tasso.

 

Perduto è tutto il tempo che in amor non si spende.

 

L’opera “Rinaldo” viene completata in soli dieci mesi e viene dedicata a Luigi d’Este; è questo poema che contribuisce ad accrescere la sua fama già all’età di diciotto anni. Trascorse dieci anni a Ferrara, periodo molto felice in cui riuscì a dedicarsi alla passione poetica e alla vita mondana della corte: continua a scrivere il suo grandioso poema, intitolato “Gottifredo”, di cui compone 6 canti.

Dopo esperienze diverse presso varie corti, inizia ad occuparsi anche di teatro, scrivendo la favola pastorale “Aminta”, che conobbe un notevole successo. Continua anche a lavorare al suo poema epico, completato nel 1575, che gli causa non poche preoccupazioni di carattere religioso: teme infatti la reazione dell’Inquisizione e chiede consiglio a cinque autorità letterarie in termini di stile e morale.

Arriva addirittura a scrivere “Allegoria”, opera che gli permette di rivisitare in chiave allegorica il poema per tutelarsi da eventuali accuse.

A causa di una serie di vicende in cui Tasso accusò se stesso e anche altri esponenti della corte, i suoi rapporti si deteriorano e lo scrittore finì addirittura in prigione. Dopo essere evaso, vagò per diverse città, finendo addirittura con l’inscenare la propria morte; cercò inoltre di guadagnarsi il perdono per rientrare nella città ducale, riuscendo infine nel suo intento. Il periodo di tranquillità dura ben poco e Tasso, dopo altre gravi accuse rivolte al duca stesso, fu imprigionato nell’Ospedale Sant’Anna, dove rimase per sette anni, una degenza terribile in cui a stento gli veniva portato del cibo, anche se, col passare del tempo, la situazione migliorò leggermente.

 

Quella della musica è una delle tre vie per le quali l’anima ritorna al Cielo.

 

Durante questo periodo viene pubblicata la Gerusalemme liberata, titolo scelto dal curatore delle due edizioni, Angelo Ingegneri. Il successo fu grandioso.

Durante la sua reclusione Tasso scrisse discorsi e dialoghi, come ad esempio “Della gelosia”, “Dell’amor vicendevole tra ‘l padre e ‘l figliuolo”, “Della virtù eroica e della carità”, “Della virtù femminile e donnesca”, “Dell’arte del dialogo”, tutte opere che si concentrano su tematiche morali, psicologiche, religiose e politiche, “Il Forno, o vero de la Nobiltà”, “il Gonzaga, o vero del Piacer onesto”, “Il Nifo, o vero del piacere”, “Il Messaggero”.

 

È la bellezza un raggio

di chiarissima luce

che non si può ridir quanto riluce

né pur quel ch’ella sia.

Chi dipinger desìa

il bel con sue parole e i suoi colori,

se può dipinga il sol.

 

La prigionia terminò nel 1586: affidato a Vincenzo Gonzaga, presso la sua corte di Mantova, Tasso riuscì a ripristinare la perduta tranquillità. Termina la tragedia intrapresa anni prima e la pubblica col titolo di “Re Torrismondo”.

Dopo poco tempo però si allontana nuovamente dalla corte, andando a Roma e poi a Napoli, dove soggiorna presso un convento di frati.

Le precarie condizioni economiche e di salute, oltre che alle polemiche sulla Gerusalemme liberata, non gli permettono comunque di trovare la pace desiderata.

Tornato nuovamente presso Scipione Gonzaga, Tasso compone un altro poema pastorale, “Il rogo di Corinna”, pubblicata postuma.

Negli ultimi anni le problematiche psichiche aumentarono nuovamente, costringendolo addirittura a ricoverarsi, per un certo periodo di tempo, presso l’Ospedale dei Pazzarelli.

Gli ultimi sforzi letterari vedono la stesura del “La genealogia di Casa Gonzaga”, rimasta però incompiuta.

Trascorre i tre anni di vita rimanenti prevalentemente a Roma, dove compone i “Discorsi del poema eroico e altri Dialoghi”, carmi latini e rime religiose.

Lui stesso riconosce l’impossibilità, causata dalla sua infermità, di continuare a scrivere; ed è proprio nel 1595 che, all’età di soli 51 anni, Tasso muore.

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