Questo non è un romanzo, pur essendo un romanzo: è un intreccio di storie, di racconti, di riflessioni, di vite, di amori. È una poesia dalla prima all’ultima pagina, una prosa leggera e intensa, un’emozione irrefrenabile che coglie il lettore lasciandolo privo di qualunque difesa emotiva che la vita costringe ad indossare.

 

L’intelletto non si spezza facilmente; l’amore invece in un attimo si riduce in briciole. Ma tra le rovine si nascondono tesori. Un cuore infranto nasconde tesori preziosi.

 

 

È la vita di Ella, madre, moglie e casalinga del Northampton, cinica e disinnamorata dell’amore, che ha accantonato gli ideali, i sogni e i brividi per sottostare alla ragione di una vita sicura e socialmente approvata, che dovrà combattere contro se stessa per ritrovarsi e ritrovare la felicità grazie alla lettura di un manoscritto intitolato “La dolce eresia”.

 

Com’era possibile che la gente fosse tanto ingenua da credere che l’amore fosse in grado di aprire tutte le porte? Sembrava che ritenessero l’amore una bacchetta magica capace di risolvere ogni problema col suo tocco miracoloso.

 

È la vita di Rumi, saggio e studioso della Konya del 1242, apprezzato e amato, predicatore di successo tra le folle, futuro poeta e discepolo prediletto di Shams, lo Shakespeare dell’slam, come verrà conosciuto dalle generazioni distanti, la cui vita viene violentemente ribaltata una volta conosciuta la profondità e la verità di un amore destinato ad affrontare prove incommensurabili.

 

Perché l’amore è l’essenza stessa e lo scopo della vita. Colpisce tutti, anche coloro che lo fuggono, perfino coloro che usano la parola “romantico” in segno di disapprovazione.

 

È la vita di Kimya, giovane studentessa dotata di una sensibilità profonda, è la vita di Rosa del Deserto, una prostituta redenta che dedica la sua nuova vita alla spiritualità, è la vita di Suleiman il beone, troppo spesso presente in taverna, è la vita di Sultan Walad, che maturerà sotto gli insegnamenti indiretti di Shams, è la vita di ‘Ala ad-Din, che conoscerà l’aridità del cuore paterno per non aver compreso la verità della vita, è la vita di Kerra, cristiana convertitasi all’Islam per amore del marito, è la vita di Baybars, uomo violento e senza scrupoli che solo nell’odio trova conforto a se stesso.

 

Sono convinto che la vita sia una serie di nascite e di morti. I momenti nascono e muoiono. Perché possano venire alla luce esperienze nuove, bisogna che quelle vecchie si consumino e muoiano.

 

È la vita di Aziz, fotografo di origini scozzesi, sufi e scrittore, un uomo che ha visto la parte migliore e la parte peggiore della vita, strappategli entrambe dalle mani nei momenti sbagliati, un uomo con un cuore così grande da riuscire a regalarne un po’ in ogni luogo visitato, lasciando speranza e fiducia da riporre nell’amore.

 

Ero già dove volevo essere. Bastava che mi fermassi e mi guardassi dentro. Questa nuova parte della mia vita la chiamo l’incontro con la lettera F della parola “sufi”.

 

È la vita di Ella che si incrocia con quella di Aziz, in un turbinio di emozioni rimaste sopite da una vita intera, alla riscoperta di se stessi e del mondo, alla ricerca di un nuovo modo di vivere, cogliendo la bellezza dell’istante presente.

 

Ma una ragione c’era: l’amore. Non vivevano nella stessa città. Nemmeno nello stesso continente. Non solo li separavano moltissimi chilometri, ma erano diversi come la notte e il giorno. Avevano stili di vita così differenti che sembrava impossibile che riuscissero a sopportarsi, figuriamoci innamorarsi. Invece era successo. E anche in fretta, così in fretta che Ella non aveva fatto in tempo ad accorgersene e a difendersi, ammesso che dall’amore ci si possa difendere. L’amore l’aveva colpita, improvviso e violento come un sasso scagliato da chissà dove nello stagno tranquillo della sua vita.

 

È la vita di Shams-i Tabriz, un derviscio errante, dedito al sufismo, conoscitore dell’animo umano, dell’amore e dei destini dei volti che incontra lungo il proprio cammino errabondo, creatore delle 40 regole che conducono, attraverso il deserto arido del mondo superficiale, ad un’oasi di pace e serenità.

 

Qualsiasi cosa accada nella tua vita, per quanto insormontabili appaiano i problemi, non addentrarti nel territorio della disperazione. Anche quando tutte le porte restano chiuse, Dio aprirà per te una via del tutto nuova. Sii riconoscente! È facile essere riconoscenti quando tutto va per il meglio. Il sufi è grato non solo per ciò che gli è dato, ma anche per tutto ciò che gli è negato.

 

 

È un intreccio di incontri, di insegnamenti e di momenti. Ogni momento vissuto rappresenta tutto ciò che di più vero abbiamo, ogni istante del presente coglie in noi l’essenza di ciò che siamo, ogni persona che incrociamo, ogni parola che scambiamo, ogni sospiro che esaliamo, ogni pensiero che formuliamo… ogni singola cosa o avvenimento, se impregnato d’amore e comprensione, diventerà la nostra ricchezza più grande.

 

Pazienza non significa sopportare passivamente, ma essere tanto lungimiranti da confidare nell’esito conclusivo di un processo. Cosa significa pazientare? Significa guardare la spina e vedere la rosa, guardare la notte e vedere l’alba. Impazienza significa essere tanto miopi da non riuscire a vedere il risultato.

 

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