Anton Čechov è stato uno scrittore e drammaturgo russo, nonché medico, famoso per i suoi numerosi racconti e opere teatrali.

 

Čechov nasce in una famiglia numerosa e di umili condizioni; dopo un breve periodo di studio trascorso presso la scuola greca, a causa dei pessimi risultati, Anton inizia a frequentare il ginnasio di Taganrog, dove viene stimolato dall’insegnante di religione ad approcciarsi alla lettura dei classici della satira.

 

La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata.

 

 

Oltre allo studio e al lavoro nella drogheria del padre, in questo periodo scopre la passione per il teatro: insieme ai fratelli fonda una compagnia che si esibisce in piccolo spettacoli per parenti e amici. Il periodo di serenità però non dura molto: ben presto i fratelli abbandonano la casa, stanchi di subire la prepotenza del padre, e quest’ultimo si indebita fino a dover scappare a Mosca; la madre di Anton è costretta quindi a vendere ogni loro possedimento. Tutta la famiglia raggiunge il padre a Mosca, a eccezione di Anton, il quale rimane presso la sua vecchia casa, ora appartenente ad un altro proprietario, al cui figlio, in cambio di vitto e alloggio, impartisce lezioni private.

 

Si dice che la verità trionfa sempre, ma questa non è una verità.

 

Qualche tempo dopo riesce a conseguire discretamente il diploma ginnasiale, ma il suo obiettivo era proprio Mosca, dalla quale era rimasto affascinato durante un viaggio presso la sua famiglia. Ottiene infatti una borsa di studio per frequentare Medicina e, grazie a questo contributo economico, riesce a far trasferire la famiglia in un appartamento meno umile.

Accanto all’impegno universitario, Čechov inizia a comporre i primi racconti, che invia a diverse riviste umoristiche di Mosca. Il primo racconto pubblicato è grazie al settimanale “La libellula” nel 1880. Da questo momento in poi compone numerosissimi testi, compreso un romanzo, intitolato “L’inutile vittoria”, edito a puntate. Tenta anche la via del dramma impegnato, ma ottenuto un rifiuto, abbandona il progetto.

 

Vocazione di ogni uomo è l’attività spirituale, la ricerca incessante della verità e del senso della vita.

 

Due anni dopo firma un accordo economicamente vantaggioso con lo scrittore Nikolaj Lejkin, direttore della rivista umoristica “Oskolki”, ottenendo un discreto apprezzamento e un certo successo. Nel 1884 raccoglie tutte le sue novelle più importanti nella raccolta “Fiabe di Melpomene”, che però passò inosservata. Lo stesso anno consegue la laurea in Medicina e inizia ad esercitare la professione.

 

La medicina è la mia legittima sposa, mentre la letteratura è la mia amante: quando mi stanco di una, passo la notte con l’altra.

 

L’anno successivo viene invitato da Lejkin a Pietroburgo, dove conosce l’editore Aleksej Suvorin, il quale gli propone una collaborazione per il quotidiano più importante della Russia del periodo, “Tempo nuovo”. Suvorin pubblicherà qualche tempo dopo la raccolta di novelle “Nel crepuscolo”, che ottiene successo.

Compone l’”Ivanov”, un’opera teatrale che, se dapprima non ottiene grande riconoscimento, successivamente nel 1889 a Pietroburgo raccoglie un enorme apprezzamento. Tornato a Mosca, si dedica alla stesura del racconto lungo “La steppa”, accolto anch’esso da una critica positiva.

Purtroppo ai successi artistici si contrappongono i primi episodi di tubercolosi, malattia per la quale perde il fratello Nikolaj. Alcuni insuccessi letterari lo convinsero ad intraprendere un lungo viaggio per l’isola di Sachalin, dove avrebbe potuto raccogliere testimonianze dei deportati politici. Frutto di questa esperienza fu “L’isola di Sachalin”, un testo distaccato che rimase inascoltato.

 

Dietro la porta dell’uomo felice dovrebbe esserci qualcuno con un piccolo martello fra le mani che, battendo costantemente, rammentasse che l’infelicità esiste e, passata la breve felicità, sopraggiungerà immancabilmente.

 

Nonostante qualche insuccesso, nel 1892 pubblica uno dei suoi racconti migliori, “La corsia n. 6”, ambientato in un ospedale psichiatrico, dove denuncia la follia di una condizione inaccettabile di detenzione dei malati.

A causa della salute sempre più cagionevole, decide di partire per Jalta, ma ben presto abbandona la destinazione e continua a spostarsi da una località all’altra, fino a quando qualche anno dopo ebbe una grave crisi per cui venne ricoverato in ospedale. Nel 1900 Čechov, insieme a Tolstoj e Korolenko, viene eletto membro onorario dell’Accademia russa delle scienze nella sezione letteraria.

Continua a lavorare sulle sue opere teatrali, una delle quali è “Tre sorelle”, dove si racconta la vita monotona di tre ragazze che sognano la grande città, Mosca, fino a quando nel loro piccolo paese non viene insediato un reggimento: le loro fantasie amorose prendono vita, ma tutto torna alla normalità quando il reggimento viene trasferito. L’opera incontrò insuccesso tra il pubblico.

Nel 1901, a Mosca, alla presenza di pochissime persone, sposa Ol’ga Knipper, informando solo successivamente la famiglia di quanto accaduto. L’ultimo impegno lavorativo consiste nella consulenza editoriale per la rivista “Il pensiero russo”, ma la tubercolosi ha ormai il sopravvento su Čechov. Muore nel 1904 a Badenweiler, a seguito di un collasso respiratorio.

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