Recensione di Rivetti Manuela.

 

“Caro Jack, ormai sei abbastanza grande da poter prendere le decisioni giuste.”

 

Al di là dell’Atlantico, nel cuore degli Stati Uniti, si snoda la storia complicata, intrigante e formativa del giovane Jack, descritto nelle prime pagine del romanzo come

 

… un tipo alto e cadaverico. Aveva una barba sudicia che puzzava di alcol e di fumo, portava vecchi vestiti logori e un paio di scarpe da ginnastica consumate.

 

Come ci si può ridurre così?  La risposta a questa domanda si assapora a “piccoli sorsi” nel corso della narrazione.

Jack è figlio di Robert J. Wozniack, un docente universitario e jazzista che ama circondarsi di gente colta, snob e dai comportamenti amorosi discutibili. Il figlio vive all’ombra del padre, non emerge e non ha alcun impulso in tal senso. Il padre, in modo autoritario e duro, cerca di spronare questo adolescente chiuso, introverso e addirittura goffo che vive costantemente nella paura di prendere decisioni. Jack “sopravvive” condizionato da questa figura sovrastante, non propriamente paterna, in quanto dedita in ogni circostanza alla sorveglianza del figlio e pronta a spingerlo verso le proprie ambizioni personali.

 

Robert infatti era un ostinato misantropo, un libertino, sempre circondato da amiche smaliziate e accondiscendenti; sebbene dopo l’arrivo di Jack (allora quarantaquattrenne) si limitò, e di parecchio, nelle sue tante storielle.

 

Della madre di Jack, invece, non si ha alcuna notizia e il ragazzo decide, in adolescenza, di chiudere definitivamente il capitolo, nonostante i tentativi del padre di spronarlo nei confronti delle donne e a essere più tenace all’interno della società. E’ con questi obiettivi che lo obbliga a farsi aiutare prima da un’assistente sociale all’interno dell’Istituto dove studia il ragazzo e poi, non riuscendo nel proprio intento, da una maestra di piano di nome Elisabeth Mulligan.

I tentativi del padre falliscono tutti e il povero Jack si trova a combattere da solo con la propria solitudine e rabbia interiore.

 

Ognuno ha il diritto di essere libero e indipendente, di poter fare le proprie scelte in piena autonomia e anche di commettere qualche sbaglio. I genitori hanno solo il dovere di stimolare i figli in quelle che sono le loro inclinazioni, e di correggere, eventualmente, le devianze.

 

Il ragazzo, alla ricerca di se stesso, intraprende un lungo viaggio, soprattutto interiore: New Orleans, immancabile meta per gli amanti del Jazz, Miami, la città cosmopolita per antonomasia che offre sole, mare e un bellissimo litorale, Las Vegas, famosa per essere la capitale del divertimento, dello shopping e del gioco d’azzardo e San Diego, città californiana sulla costa del Pacifico, conosciuta per le spiagge, i parchi e il clima mite. Viene picchiato, derubato e soffre per amore. Si affianca a ragazze giovani e meno giovani, ma non riesce a trovare la persona giusta che con una mano ferma lo sollevi dagli inferi in cui cade ripetutamente. Conosce alcuni senzatetto, come i sessantenni Bill e Ralph, veterani di guerra che avevano giurato di non separarsi mai, i quali riusciranno a regalargli alcuni preziosi insegnamenti e, proprio da questi, nel loro “covo di sventura”, imparerà a sopravvivere nella miseria. In una notte tutta speciale, la vigilia di Natale, dove sogno e realtà si confondono, incontra degli strani personaggi che gli fanno acquisire una nuova visione del mondo e della vita in generale. Viaggerà sotto falsa identità e incapperà in quel mondo sporco e lurido delle periferie metropolitane.

 

Cosa rende la corteccia di un uomo spessa e resistente se non le intemperie della vita, alle quali molti reagiscono con la forza stagna di una quercia?

’Ma allora, come dovrei vivere la mia vita secondo Lei?’ ‘Semplicemente seguendo i tuoi desideri e le tue inclinazioni, perseguendo i tuoi sogni ma senza tralasciare esperienze che possano arricchire il tuo bagaglio culturale…’ ‘… vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, gioisci delle piccole cose senza farti abbagliare …’

 

Tanti i temi trattati; la droga, la solitudine, la vita ai margini della società. Diversi i punti di riflessione che scaturiscono da questo romanzo, come il difficile rapporto tra padre e figlio, la complessa scelta tra raccontare la verità seppur dura o nasconderla, ravvisando che questa seconda alternativa può portare non sempre a buoni risultati o almeno non a quelli che ci aspettiamo.

 

Tutto nasce dalla terra, e tutto ad essa ritorna. Anche noi esseri umani, come le foglie di un albero, conosciamo la stagione della fioritura, quella rigogliosa della giovinezza, quella dell’avvizzimento e infine, il freddo inverno.

 E in ogni caso, che siano esse vecchie e avvizzite, o verdi e rigogliose, cadono tutte allo stesso modo: seguendo quello che è il misterioso ed arcano moto che governa l’universo.

 

BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Alessandro Baradel nasce a San Donà di Piave, in provincia di Venezia, il 15 maggio del 1974. Ad un certo punto della sua vita, stanco e oppresso dalla routine, decide di abbandonare gli studi in giurisprudenza e il lavoro per trasferirsi nel Regno Unito alla ricerca di nuovi stimoli e per confrontarsi con una realtà più cosmopolita. A Londra, incontra e si confronta con diverse persone provenienti da ogni angolo del pianeta: esperienza che lo cambierà profondamente. Il silenzioso cadere delle foglie è il suo primo romanzo.

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