Ed è proprio nel periodo di isolamento che si tirano le somme. Si pensa alle persone che contano, a quelle per le quali vale la pena investire il proprio tempo, soffrire, essere tristi e preoccupati.

Si pensa alle cose realmente importanti e alle quali non possiamo rinunciare; si riflette a cosa ci manca per davvero e alle cose che fino a poco tempo fa lo sembravano, come un vestito visto in vetrina.

Si pensa che per renderci felici basta il sorriso della persona cara, il riso di un bambino o il semplice spuntar del sole al mattino dopo la pioggia.

Ci manca lo stare insieme, ci manca il poter uscire anche per una semplice passeggiata alla luce del giorno, ci manca la cena dal babbo e dalla mamma, rendendoci ora conto che queste erroneamente le abbiamo rifiutate tante volte con scuse accampate.

Abbiamo tempo per riflettere su cosa abbiamo fatto fino ad oggi e su cosa vorremmo realmente fare in futuro.

Dopo questa tempesta, che sembra senza fine, non tireremo una semplice riga. Non è giusto rinnegare e dimenticare il passato, come dice Oscar Wilde “La memoria è il diario che ciascuno di noi porta con sé”.

Ci accorgiamo di essere operai, informatici, panettieri o contabili ma che vorremmo essere scrittori,
scienziati, contadini o semplici bibliofili, vivendo tra libri che raccontano storie passate da raffrontare con il presente.

Nulla è da buttare, questa esperienza non sarà da dimenticare e gettare nel cestino come carta straccia.

Possiamo comprendere finalmente cosa siamo disposti a dare e cosa vogliamo sacrificare di noi stessi per le persone che amiamo. Possiamo imparare tanto da ciò, possiamo capire chi siamo stati, chi siamo adesso e chi vogliamo essere in futuro.

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