OLIVER SACKS Leggere - Facile Aprile 15, 2016 Autori Oliver Sacks non solo era un famoso scrittore britannico, ma anche una grande personalità nel mondo della scienza, in particolare della neurologia. Nato nel 1933 a Londra, il giovane Oliver ha la medicina nel sangue: il padre fu medico e la madre uno dei primi chirurghi donna del paese. Il primo periodo della sua vita non trascorre facilmente: deve infatti fuggire dalla città natale, a causa di attacchi aerei tedeschi, per rifugiarsi nelle Midlands. Terminata la guerra, può continuare i suoi studi: inizia dunque a frequentare il collegio St. Pauls, dove emerge la sua passione per le materie scientifiche, soprattutto la chimica. Dovendo scegliere la strada su cui proseguire, Oliver intraprende la carriera fortemente influenzata dai genitori, conseguendo il diploma di biologia e fisiologia ad Oxford, seguito da una laurea in medicina e chirurgia. Ecco che inizia la sua folgorante carriera: trasferitosi prima in Canada e, in seguito, negli Stati Uniti, Sacks esercita brillantemente la sua professione, seguendo i suoi pazienti in modo diligente e attento; si occupa anche degli ospiti di alcune case di riposo gestite dalle piccole sorelle dei poveri e, infine, si dedicherà persino alla docenza, ricoprendo la cattedra di neurologia e psichiatria in diverse università, tra le quali la Columbia University. Uno dei contributi più importanti della sua carriera è quello lasciato al Beth Abraham, dove Sacks ha svolto un ruolo fondamentale per quanto concerne la music therapy: secondo il neurologo, infatti, gli effetti che la musica ha sul cervello umano sono sorprendenti e, grazie al suo intervento, è stato fondato l’Institute of Music and Neurologic Function. “Questa propriocezione è come se fosse gli occhi del corpo, il modo in cui il corpo vede se stesso. E se scompare, come è successo a me, è come se il corpo fosse cieco. Il mio corpo non può ‘vedere’ se stesso se ha perso i suoi occhi, giusto? Così tocca a me guardarlo, essere i suoi occhi. Giusto?” Sacks stesso soffriva di una patologia, la prosopagnosia, ovvero una difficoltà a riconoscere i volti delle persone; inoltre, a causa di un tumore all’occhio destro, perse la visione binoculare. Uomo eccentrico, scelse di sperimentare su di sé tutta una serie di sostanze stupefacenti, raccogliendo le impressioni e le immagini da esse provocate nel libro Allucinazioni. Nel 2015 rivelò al mondo di essere malato terminale di cancro, colpito al fegato, per colpa del quale morirà di lì a qualche mese, nell’agosto dello stesso anno. Molti dei protagonisti dei suoi libri sono i pazienti incontrati durante il suo lungo e impegnativo percorso: persone con lesioni al cervello o malattie fra le più varie e gravi, persone trattate per quello che erano, uomini e non solo pazienti. “Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse sono anche insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia.” Inizia a scriverne nel 1970, elaborando le sue esperienze sia per testi autonomi ed inediti sia per periodici come The New Yorker. Il modo di scrivere di Sacks lo conduce ben presto al successo: la sua attenzione viene posta su quelle che sono le modalità della nostra mente di percepire il mondo, di ricordare e di usufruire di queste informazioni. Nel suo libro più famoso, Risvegli, da cui è stato addirittura tratto un film, racconta delle reazioni di alcuni pazienti all’utilizzo di una nuova sostanza, la L-Dopa. Spesso i suoi studi vennero criticati perché non supportati da metodi tradizionalmente accettati, alcuni colleghi denigrarono aspramente il suo lavoro, considerandolo uno scrittore migliore di quanto potesse essere in qualità di medico; altri ancora affermarono che Sacks avesse sfruttato il male dei suoi pazienti per far fiorire sempre più la sua carriera letteraria. Vi sono invece pareri positivi nei confronti del suo impegno, sempre costante e mai opportunista, profuso senza ripensamenti nell’arco di tutta la sua vita. Ciò che è certo è che Oliver Sacks provò, e talvolta ci riuscì, a rendere meno alienante la vita di queste persone, spesso considerate delle mere cartelle cliniche da parte di molti suoi colleghi più tradizionalisti. “La storia individuale del malato e l’intera vita del malato non devono mai passare in secondo ordine.” Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento. Hai disabilitato Javascript. Per poter postare commenti, assicurati di avere Javascript abilitato e i cookies abilitati, poi ricarica la pagina. Clicca qui per istruzioni su come abilitare Javascript nel tuo browser.