Cicerone è probabilmente uno degli autori classici di maggior riferimento, studiato a scuola e ricordato per le sue oratorie di grande pregio.

Marco Tullio Cicerone nasce nel 106 a.C. da una famiglia equestre piuttosto benestante, senza avere alcun tipo di legame con i senatori del periodo: viene dunque definito “homo novus”, cioè quella schiera di individui che, grazie alle proprie capacità, era riuscita a crearsi un nome e una posizione all’interno della società.

Una stanza senza libri è come un corpo senza anima.

Fin da subito viene educato nel migliore dei modi, entra in uno dei circoli di cui fanno parte alcuni oratori importanti del periodo, si distingue per le capacità e l’acume, studia giurisprudenza, comincia ad accostarsi alla poesia traducendo Omero, studia filosofia e si approccia ai grandi del pensiero greco.

Gli studi rafforzano l’adolescenza, dilettano la vecchiaia, ornano le situazioni favorevoli, offrono sollievo e conforto nelle avverse.

Troppo giovane per entrare in politica, intraprende l’esperienza militare, combattendo durante la guerra sociale; ma l’esordio che lo pone in ribalta è la difesa di un ragazzo contro l’accusa di parricidio: i reali colpevoli erano difesi dal liberto di Silla, quindi Cicerone, per evitare vendette, dovette allontanarsi per un po’ dalla città, trasferendosi in Grecia, tappa fondamentale per la sua formazione.

L’origine sociale, la bellezza, la forza fisica, il potere, la ricchezza e tutte le altre doti concesse dalla sorte alla persona o al corpo, non hanno in sé ragione di essere lodate: questo spetta solamente alla virtù.

Solo alla morte di Silla può tornare a Roma, dove intraprende il cursus honorum e, infine, viene eletto console; questo incarico lo mette ben presto davanti ad alcune difficoltà, in particolare Cicerone sventa la congiura di Catilina, guadagnandosi addirittura il titolo di “pater patriae” (=padre della patria).

Alla costituzione del primo triumvirato, composto da Cesare, Crasso e Pompeo, Cicerone si ritirò dalle scene politiche, subendo addirittura un esilio per colpa di Cesare; solo qualche tempo dopo gli fu concesso il rientro e venne eletto proconsole proprio durante il periodo di lotte che scaturì tra Pompeo e Cesare. Schieratosi dalla parte del primo, alla sua sconfitta Cicerone tornò a Roma, ottenendo il perdono di Cesare, ma le mire assolutistiche di quest’ultimo gli lasciarono ben pochi spazi.

Prudenza è il saper distinguere quali siano le cose da desiderare, e quali da fuggire.

Decide quindi di ritirarsi a vita privata, dedicando gran parte del suo tempo alla stesura delle numerose opere di retorica e filosofia. Nonostante fosse probabilmente a conoscenza della congiura ai danni di Cesare, Cicerone decise di non intromettersi; poté così tornare a ricoprire quella posizione di spicco che un tempo gli era appartenuta.

Come la tranquillità del mare è intesa, quando neppure la più piccola brezza di vento la muove, così uno stato dell’animo è quieto e placato quando non c’è nessun turbamento da cui possa essere scosso.

Questa volta dovette però scontrarsi con le posizioni di Antonio: quest’ultimo era infatti fautore di un governo assolutistico, sulla scia di quelli che erano stati i progetti di Cesare; Cicerone, poi, si schierò a favore di Ottaviano, vero e unico erede, pronunciando addirittura una serie di orazioni contro il suo avversario, le “Filippiche”.

Antonio non gli perdonò mai questa sortita e, recuperato in parte il potere grazie al secondo triumvirato stretto con Ottaviano e Lepido, fece uccidere Cicerone, decapitato nella sua villa di Formia.

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