Quanto conta il giudizio degli altri nel costruire la propria autostima

La psicologa Maria Miceli propone due esempi per descrivere l’autostima, o la sua mancanza, che ho trovato interessanti: li chiama Gloria e Modesta. La prima raccoglie tutte le sfide e cerca sempre di eccellere. La seconda, invece, vede in ogni prova non uno stimolo, ma una minaccia; il successo la coglie di sorpresa, ha un atteggiamento cauto e guardingo. Gloria preferisce misurarsi con se stessa prima che con gli altri, mentre per Modesta il confronto con chi le sta intorno ha un’importanza dominante, perché la sua autostima è bassa e quindi per lei è fondamentale la conferma dall’esterno.

In altri termini, Modesta fa dipendere la propria autostima dalla stima altrui e perciò è molto sensibile al rifiuto. Questo la porta a sforzarsi sempre di piacere e di essere all’altezza delle aspettative altrui. Più che l’ammirazione, cerca spasmodicamente l’approvazione di amici e familiari, cosa che la rende conformista e ultracompiacente.

Perché sono così distanti i comportamenti di Gloria e Modesta? Potremmo dire che la diversa autostima è semplicemente un riflesso delle loro differenti capacità. Ma, per dare una risposta più approfondita, dobbiamo prendere in considerazione il passato. Con ogni probabilità Gloria e Modesta sono cresciute in due famiglie molto diverse, che hanno rafforzato o viceversa indebolito la loro sicurezza personale. Una relazione positiva con genitori affettuosi e rassicuranti rinforza l’autostima: si tratta di contesti dove l’affetto viene elargito gratis, a prescindere dalla bravura dei bambini, dai loro risultati. Le stesse esperienze di rinforzo possono accadere a scuola.

Si può affermare che l’ottimismo aiuta di fatto Gloria a sopravvalutarsi, mentre in Modesta vi è la tendenza ad assumere l’atteggiamento opposto: pare quasi timorosa di credere in se stessa e nei propri valori. A volte Modesta sembra difendere la sua bassa autostima, mantenendola tale. Pensa che l’illusione porti alla delusione, dunque meglio rassegnarsi. In altri termini, una stima di sé anche molto negativa è spesso il male minore.

Numerose persone provano l’ansia del fallimento e di conseguenza non vogliono correre rischi. Come sottolinea Maria Miceli, si comportano in modo simile a chi ha paura di cadere dai piani alti di una casa e non prova neanche a salire; resta per strada, o al massimo si ferma al primo piano.

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